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CdS – Mai successo nella storia: a gennaio mezza serie A non ha più obiettivi

Il Corriere dello Sport, oggi in edicola, propone uno studio interessante

Riccardo Fusato

Il Corriere dello Sport, oggi in edicola, propone uno studio interessante:" Il campionato ha già detto molto in questa stagione. Tre squadre - Crotone, Palermo e Pescara  sono già, praticamente retrocesse. Mai era successo che tra terzultima (Crotone) e quart’ultima (Empoli), cioè tra la condanna e la salvezza, ci fossero 11 maledettissimi punti. Come pensare di andare da una riva all’altra del Po, con un salto: hai voglia a prendere la rincorsa. Telefonate ad Empoli (prefisso: 0571) e dite loro che possono cominciare a far festa. Negli ultimi cinque campionati di serie A il distacco maggiore tra quartultima e terzultima c’è stato l’anno scorso: 4 punti tra Carpi e Sampdoria. Oggi siamo a (quasi) tre volte tanto. Il Carpi poi retrocesse, ma all’ultima giornata e più che dignitosamente. In Europa, poi, la lotta per non retrocedere è davvero tale. In Bundesliga, Premier e Ligue 1 sembrano quindicenni ad una festa: stanno tutti schiacciati. Nella Liga Sp.Gijon e Leganes sono separati da 5 punti, distacco ancora ricucibile.  Ma sarebbe sbagliato puntare solo la lente di ingrandimento sulla lotta per la salvezza. Lo scollamento della serie A apre ad un’altra riflessione, che coinvolge il corpo centrale della serie A, le otto o anche nove squadre che vanno dai 30 punti del Torino ai 21 dell’Empoli. Praticamente metà serie A che, con il passare delle giornate, non può che affiliare altre squadre. E’ un gruppone di ciclisti gregari immobili, senza un dove. Fughe da fermi, a questo siamo. Lì nel mezzo c’è un vuoto a perdere. Squadre che - realisticamente - non hanno obiettivi, perché quello minimo è una lettera già arrivata, da sola, consegnata da un postino benevolo. Squadre che, oggi, devono trovare stimoli, motivazioni, spostare in là i paletti dell’ambizione, provare a immaginare orizzonti dove non ci sono. Da tutto questo nasce un problema di dislivello, la competizione viene meno, la sostenibilità dell’intero meccanismo viene messa in discussione. Queste squadre somigliano ai soldati di «Mediterraneo», il film premio Oscar di Salvatores. Ricordate? Abatantuono e gli altri hanno il compito di presidiare un’isola greca, apparentemente deserta. Senza più battaglie da combattere, senza più nemmeno il simulacro di un nemico con cui vedersela; questi soldati si consegnano placidamente all’ozio: c’è chi trascorre le giornate dormendo, chi guarda il mare, chi si fidanza con una mula, chi aspetta che il tempo passi. Il rischio - per il gruppone in stand by - è esattamente questo (al netto della mula). Se in «Mediterraneo», poi comunque succede qualcosa ad agitare le acque; è lecito pensare che quest’anno la serie A abbia gerarchie di classe scolpite nella pietra.  E allora pensateci: quando andiamo al mare e guadagniamo l’acqua possiamo decidere di galleggiare, così, starsene beatamente a mollo sotto il sole, oppure di nuotare, anche solo per misurare la nostra resistenza. E’ una differenza sostanziale. Buttare in acqua i giovani, farli nuotare, vedere come se la cavano: può fare la differenza. "

(Corriere dello Sport)

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