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Claudio Cecchetto, uno degli autori della canzone scudetto IM Inter, ha concesso una lunga intervista ai microfoni di Tuttosport. Tanti i temi affrontati, dal brano musicale alla vittoria dello scudetto e non solo.
Claudio Cecchetto, il brano celebrativo dello scudetto dell’Inter porta la sua firma e quelle di Mirko Mengozzi e Max Pezzali. Quando e com’è nata l’idea?
«E' nato tutto da Mirko, la voce ufficiale di San Siro. C’era la musica, serviva un testo e l’abbiamo realizzato con Max, pensando sia al logo nuovo che alla dimensione internazionale del club. Abbiamo aggiunto la voce di una donna come Caterina Mastaglio, giovane emergente».
Come sta andando il brano fra i tifosi?
«Benissimo. La concomitanza con lo scudetto attira simpatia. Come successo per il nuovo stemma, che a me piace tantissimo, il cambiamento ha sempre bisogno di essere compreso e digerito. Mi piacerebbe che venisse cantato anche dalla squadra. Farei dei provini e poi sceglierei a chi dare una parte e a chi un’altra: sarebbe un’esperienza simpatica».
Lei che è un tifoso sfegatato, che emozioni ha provato dopo la conquista del tricolore?
«Gli interisti siamo abituati a soffrire. Lo scudetto è un premio per la pazienza avuta, ma ci abbiamo sperato sin dalla prima giornata di campionato, pur restando cauti e scaramantici».
Di chi è il merito più grande fra società, allenatore e giocatori?
«E' la vittoria di tutte le componenti in gioco. Senza una proprietà e una dirigenza come quella dell’Inter, il traguardo forse non sarebbe stato raggiunto. Conoscendo Conte, di sicuro avrebbe voluto fare di più».
C'è stato un momento della stagione in cui ha capito che poteva essere l'anno buono?
«La vittoria più bella è stata quella nel derby al ritorno (3-0 nerazzurro il 21 febbraio) e quest'anno ha portato bene».
Dal campo alla scrivania: che idea si è fatto della situazione societaria?
«Ho fiducia in quello che fino a questo momento è stato fatto. L’Inter sta pensando al futuro, e una svolta internazionale non può che fare ben sperare ai tifosi. La proprietà, come è giusto che sia, non credo faccia una questione soltanto di cuore ma anche di business. L’Inter deve diventare la migliore squadra al mondo, e io ho un sogno: che il Max Pezzali spagnolo o inglese un giorno canti “Gli anni d’oro della grande Inter"».
Conte l’ha conquistata?
«Decisamente. Ha convinto con i risultati e con la capacità di sintetizzare splendidamente l'operato del club. In ogni partita, guardando lui all’inizio, si vedeva che la squadra scendeva in campo per vincere. E' stato realmente il dodicesimo uomo in campo».
«Sarebbe un peccato che non fosse così. Per me questa è una nuova partenza. Mi piacerebbe arrivare a un filotto di vittorie, non solo con trofei nazionali ma anche internazionali. Non bisogna mai pensare che sia facile vincere o che gli altri siano scarsi: bisogna pensare di essere i più forti e dimostrarlo in campo».
Qual è il suo calciatore preferito in rosa?
«Devo dire che è una tavola imbandita molto bene, con dei piatti fantastici. Scelgo Barella, che a mio avviso è stata una rivelazione. Tutti meriterebbero, ma di lui mi ha colpito il carattere e la sicurezza che ha dato alla squadra oltre alla bravura nelle due fasi di gioco. Ha il talento e la semplicità per diventare un grande nel suo ruolo».
E tra i giovani?
«Bastoni certamente è stato un altro di quelli che si è meritato la fiducia dei tifosi. Su di lui riponiamo i nostri sogni di vittoria. Hakimi invece è un razzo, un velocista d’altri tempi. Da talent scout guardo anche le facce, e la sua è molto simpatica».
Lukaku sembra essersi ambientato al meglio a Milano. Lo vede all’Inter per tanto tempo?
«Lui è veramente un ragazzo d’oro, che gioca per la squadra. Per me è già un simbolo dell’Inter, e mi piacerebbe che rimanesse con noi per tantissimi anni. Gioca nella squadra che ha vinto lo scudetto, hai la dirigenza migliore, l’allenatore più forte: non avrebbe motivi per andare via».
Sul futuro di Lautaro, invece, si è fatto un'idea?
«Sento troppo parlare di lui. Mi dispiacerebbe qualora andasse via dall’Inter, perché è stato fondamentale per la conquista dello scudetto. Comunque mi fido della dirigenza e so che vuole continuare a vincere anche in futuro. Questo è solo il primo scudetto».
C’è un giocatore che vorrebbe vedere con la maglia nerazzurra?
«Sono molto campanilista: mi piacciono i giocatori della mia squadra. Guardo gli altri, e in passato sono stato un grande estimatore di Van Basten. Se devo fare un nome, dico Haaland del Borussia Dortmund: è un attaccante giovane e molto forte e si troverebbe a meraviglia con Lukaku».
Cosa si aspetta nel prossimo futuro?
«Spero che si riesca a capitalizzare questa vittoria ma soprattutto questo entusiasmo. E che l’Inter riesca a imporsi a livello mondiale».
Con i tifosi finalmente allo stadio, a cantare il vostro brano.
«I tifosi al calcio mancano tantissimo. Sono l'essenza del calcio e non vedo l’ora di rivederli a San Siro. Il brano per adesso è soltanto la canzone dello scudetto: diventerà un inno quando la gente potrà cantarlo a squarciagola sugli spalti».
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