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Da avvocato, ammetterà che la sentenza della Corte di giustizia europea su Superlega e monopolio Uefa è stata una sconfitta per voi.
«Nient’affatto. Ripeto che il press officer ha confezionato un comunicato diverso dalle parole della sentenza: un pacco ben infiocchettato per i nostri oppositori, ma dentro non c’era nulla. La Superlega è contro ogni logica del calcio. E se nessuno la vuole, nessuno la fa».
Non teme che altri seguano Real e Barça?
«No, la stabilità dei club è garantita dalle competizioni Uefa. Il 100% dei club tedeschi, inglesi e francesi, il 90% degli spagnoli, anzi tutti tranne 2, el’80 % di quelli italiani si sono pronunciati pubblicamente contro la Superlega: è difficile organizzare una competizione senza tutti questi club».
Il rapporto con i club italiani e in particolare con la Juventus?
«Solo 2 club in Serie A non ci hanno appoggiato, e tra questi non c’è la Juventus. I dirigenti del calcio italiano stanno facendo del loro meglio».
L’organizzazione congiunta con la Turchia di Euro 2032 non è segno di debolezza?
«No, è un ponte tra culture, religioni e Paesi non così lontani. Bisogna essere realisti: non è semplice fare 10 stadi. Già 5 sono un bell’impegno, ma il tempo c’è. Vorrei ringraziare il presidente della Figc Gravina per la sua straordinaria collaborazione e per tutto ciò che sta facendo per il calcio italiano ed europeo».
Come può esserci ancora spazio per favole come l’Atalanta in Champions?
«Col nuovo fair-play finanziario. Quando spuntò fuori il progetto Superlega, dissi che l’Atalanta era un esempio virtuoso. Il nuovo FFP, col limite del 70% degli introiti reinvestiti in stipendi, agenti e mercato, è la strada corretta. Infatti chi ha speso il 200% ora è nei guai».
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