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Ceferin: “Boban? Non merita il mio commento. Superlega non ha vinto, è vuota”

Andrea Della Sala Redattore 
Intervistato da Repubblica, il presidente della Uefa Ceferin ha commentato le dimissioni di Boban

Intervistato da Repubblica, il presidente della Uefa Ceferin ha commentato le dimissioni di Boban ed è tornato nuovamente sulla questione Superlega:

Presidente Ceferin, lo strappo di Boban è lacerante per l’Uefa?

«Lui non merita il mio commento. Chi conosce lui e me arriverà naturalmente alle proprie conclusioni. Il Congresso, e non un singolo individuo, detiene l’autorità per determinare l’adeguatezza di qualsiasi cambiamento. Confidiamo nel nostro processo decisionale collettivo e democratico, per guidarci efficacemente verso il futuro».

Ma lei intende ricandidarsi nel 2027?

«Lo dirò quando arriverà il momento».

Intanto non mancano i problemi, come il razzismo coi casi Maignan a Udine e Palmer a Sheffield.

«Un disastro, una vergogna. Ma non possono essere solo gli organismi calcistici a intervenire. Devono farlo i governi nazionali. Questi comportamenti idioti nascono a casa e a scuola. Vanno estirpati alla radice: è un tema educativo».

La seconda parte della sua presidenza non sta filando liscia.

«Sono maledettamente stanco: il Covid, due guerre, la Superlega, i guai finanziari dei club. Viviamo tempi pazzi. Spero in 2-3 anni di pace e calma, di unità tra club, Nazionali, Federazioni, Uefa e Fifa. Il caposaldo è il modello europeo, con pari diritti per ogni club. Abbiamo incontrato alcuni club della Premier: vogliono mutuare il modello del nuovo fair-play finanziario, che entrerà a pieno regime la prossima stagione».


Da avvocato, ammetterà che la sentenza della Corte di giustizia europea su Superlega e monopolio Uefa è stata una sconfitta per voi.

«Nient’affatto. Ripeto che il press officer ha confezionato un comunicato diverso dalle parole della sentenza: un pacco ben infiocchettato per i nostri oppositori, ma dentro non c’era nulla. La Superlega è contro ogni logica del calcio. E se nessuno la vuole, nessuno la fa».

Non teme che altri seguano Real e Barça?

«No, la stabilità dei club è garantita dalle competizioni Uefa. Il 100% dei club tedeschi, inglesi e francesi, il 90% degli spagnoli, anzi tutti tranne 2, el’80 % di quelli italiani si sono pronunciati pubblicamente contro la Superlega: è difficile organizzare una competizione senza tutti questi club».

Il rapporto con i club italiani e in particolare con la Juventus?

«Solo 2 club in Serie A non ci hanno appoggiato, e tra questi non c’è la Juventus. I dirigenti del calcio italiano stanno facendo del loro meglio».

L’organizzazione congiunta con la Turchia di Euro 2032 non è segno di debolezza?

«No, è un ponte tra culture, religioni e Paesi non così lontani. Bisogna essere realisti: non è semplice fare 10 stadi. Già 5 sono un bell’impegno, ma il tempo c’è. Vorrei ringraziare il presidente della Figc Gravina per la sua straordinaria collaborazione e per tutto ciò che sta facendo per il calcio italiano ed europeo».

Come può esserci ancora spazio per favole come l’Atalanta in Champions?

«Col nuovo fair-play finanziario. Quando spuntò fuori il progetto Superlega, dissi che l’Atalanta era un esempio virtuoso. Il nuovo FFP, col limite del 70% degli introiti reinvestiti in stipendi, agenti e mercato, è la strada corretta. Infatti chi ha speso il 200% ora è nei guai».


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