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Ammesso che ci sia, che spiegazione si è dato per il contatto Kyriakopoulos-Baldanzi?
«Il mancato rigore è qualcosa che non ha senso perché, oltre al pestone, anche con la gamba viene creato un danno all’avversario da parte del giocatore del Monza. Per tutte le persone di buon senso è calcio di rigore. La verità è che si sta esagerando, gli arbitri cercano di continuo l’auricolare, ma non so cosa cerchino in concreto. L’arbitraggio è fatto di istintività, di ciò che si vede in campo nel momento in cui il pallone sta rotolando. Si è persa la concezione dell’arbitro che decide».
Per quale motivo si è arrivati a questa situazione?
«Ci si dimentica che sbagliare è normale. Cambiare una decisione sbagliata è un atto di coraggio. L’arbitro stesso è sinonimo di coraggio perché è colui che decide. Poi trattandosi di un essere umano, avendo solo una visuale e non essendo un alieno, può anche sbagliare. All’inizio il Var era accompagnato da questa concezione fondamentale. Adesso non si decide più e si aspetta. Magari si aspetta che un altro arbitro veda le immagini al monitor e commetta poi un doppio errore».
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