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La qualificazione vale circa 20 milioni. I due miliardi e mezzo vengono infatti suddivisi in tre voci:
“Una riguarda la semplice qualificazione alla Champions. Un’altra, adesso la più importante, i risultati. Infine la terza è nuova: una sintesi tra market pool e ranking storico. Andiamo alla partecipazione. Vale in totale almeno 670 milioni (invece di 500). Per ogni club 18,6 milioni invece di 15,6. Ma la cifra più esatta è 20,3 perché ci sono un altro paio di voci fisse […]. La terza voce, quella nuova, che compatta i vecchi market pool e ranking storico. Vale complessivamente un po’ meno, da 900 a 850 milioni. E sembra un po’ più democratica perché riduce il peso della storia e dei mercati tv. Il sistema è molto complesso. La componente più consistente somma la posizione nel market pool nazionale (che viene assegnato ai singoli club) con quella nei risultati degli ultimi cinque anni (individuali)”.
Anche se una vittoria singola premia di meno (2,1 milioni invece di 2,8), ci sono più gare. Poi i vari passaggi di turno aumentano il loro contributo. Gli ottavi regalano 11 milioni invece di 9,6; i quarti 12,5; le semifinali 15; e sollevare la coppa addirittura 25.
Intanto oggi a Parigi arriverà probabilmente l’approvazione con la presentazione del bilancio e disvelamento della strategia Uefa fino al 2030.
Domani, invece, il Congresso con al centro la proposta di Ceferin per allungare il mandato che ha scatenato le dimissioni di Boban: secondo i rumor, tutta la Uefa, Inghilterra esclusa, ha deciso di schierarsi con il presidente, conclude La Gazzetta.
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