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Chiffi: “VAR tutela tutti, il 90% dei calciatori è corretto. Mourinho? Lo rispetto ma…”

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Lunga intervista concessa dall'arbitro Chiffi al Corriere dello Sport: VAR, Mourinho e non solo. Tanti i temi trattati
Matteo Pifferi Redattore 

Daniele Chiffi, arbitro, ha rilasciato una lunga intervista al Corriere dello Sport nel corso della quale ha parlato anche delle scintille con Mourinho durante Monza-Roma:

«Mourinho è un grandissimo allenatore, la sua storia parla per lui e non sta a me giudicarlo. In campo si può essere in disaccordo, ma se l’arbitro pure con l’ausilio del quarto uomo si rende conto delle proteste deve arrivare il provvedimento. Essere criticati fa parte del nostro mestiere, quella vicenda non mi ha tolto il sonno. Se fosse successo una decina di anni fa, appena arrivato, non ci sarebbe stata l'esperienza tale per gestire certe situazioni. Ora c’è. Non mi posso far condizionare, ho l’obiettivo di fare bene in ogni partita e migliorare. Poi, come in ogni ambiente lavorativo non si può andare d’accordo su tutto, fa parte della natura umana. Non mi sento di colpevolizzare Mourinho, siamo tutti uomini di sport e di campo. Nel momento in cui prendi le decisioni e sei convinto che sono giuste e assunte con onestà, non hai nessun tipo di problema. Mi guardo serenamente allo specchio».


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L’eccesso di proteste dalla panchina è un problema?

«Ci sono partite che già prima di cominciare si portano dietro storia e tensioni. La protesta in taluni momenti fa parte del contesto e un allenatore se vede qualcosa che non lo convince è portato genuinamente a reagire. L’importante è che si resti nel seminato, che dura quei cinque secondi. Poi si torna alla tranquillità nel rispetto dei ruoli. Ciascuno fa il suo, l’arbitro è costretto talvolta a prendere decisioni impopolari: sarebbe un errore non farlo e la fine del nostro ruolo. Mi critico anche da solo, si deve essere autocritici rivedendo gli episodi. Io riguardo tutta la gara perché mi dà spunti, la rivedo e rifletto su ciò che sarebbe stato meglio fare. Talvolta sbagliamo perché non abbiamo anticipato la lettura del gioco o siamo piazzati male».

Che stagione sarà?

«Il Var è una tutela per tutti. Nel momento in cui non riusciamo ad arrivare con i nostri occhi oppure siamo posizionati male, abbiamo uno strumento che permette di correggere la decisione sbagliata ripristinando la verità del campo. Le squadre sono contente perché si sentono tutelate e noi perché non abbiamo inciso. Iniziamo il settimo anno con il Var, siamo stati i primi a introdurlo e ogni anno si vuole utilizzarlo al meglio».

Qual è la percentuale di giocatori che definirebbe corretti?

«Più del 90 per cento sono corretti. Per il resto non parlerei di ragazzi scorretti ma di atteggiamenti. Sta a noi, con decisioni

uniformi in tutto il campionato, dare il giusto contributo: se riusciamo a trasmettere la sensazione che le decisioni sono omogenee anche i calciatori si regolano ed evitano certi comportamenti».

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