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Chivu: “La rimonta contro il Cagliari la gioia più bella vissuta nel calcio”

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L'ex difensore dell'Inter e attuale tecnico della Primavera nerazzurra ripercorre la sua lunga esperienza interista
Fabio Alampi Redattore 

Cristian Chivu, ex difensore dell'Inter e oggi allenatore della Primavera nerazzurra, ha rilasciato una lunga intervista a Inter TV in occasione del suo 43esimo compleanno: "Non è diversa la gioia che hai da calciatore e da allenatore, anzi. Quel 3-3 contro il Cagliari, con la rimonta negli ultimi 10', è la gioia più bella che ho vissuto nel mondo del calcio, e credo che di imprese ne ho fatte... Un'emozione del genere non l'avevo mai sentita, dopo la gara mi è scappata anche qualche lacrima".

Lo scudetto vinto con la Primavera.

"Tutto merito dei ragazzi con cui ho lavorato per tre anni. Mi sento questa responsabilità da padre, amico e allenatore che cerca di trasmettere qualcosa di più del calcio. La voce? Non la perdo mai, strano! Non sgrido, non urlo. Cerco di migliorare, infatti ho fatto un patto coi ragazzi: ogni volta che sgrido, che esagero, pago le pizze. Ho un bel rapporto con loro, sanno che il mio modo di fare è questo, mi aspetto anche i loro 'vaffa' dal campo perché vuol dire che il mio compito è stato raggiunto. È successo solo una volta, ma non faccio i nomi. Dopo quell'episodio abbiamo fatto 17 partite senza perdere e abbiamo vinto lo scudetto".


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La vigilia della semifinale di Champions del 2010.

"C'era tanta tensione nello spogliatoio. Partiamo dal presupposto che secondo me quel Barcellona è stata la migliore squadra di calcio di sempre, per quello che proponeva, per gli interpreti. L'ho vissuta in maniera serena perché avevo già superato l'operazione alla testa, riscaldarmi davanti a 90mila persone che fischiavano, con gli irrigatori che partivano da tutte le parti, per me era una situazione da prendere col sorriso. Mourinho mi ha detto "entri al posto di Pandev, ti devi preoccupare di Dani Alves e farai il quinto". Poi Thiago Motta viene espulso, quindi faccio il mediano insieme a Cambiasso. Non so quanti palloni ho toccato, forse dieci, ma non è un problema. Ci metto dentro anche una punizione verso il cerchio di centrocampo. È una bella soddisfazione perché lì si è visto lo spirito di gruppo, ognuno ha messo la squadra davanti al proprio ego e ha cercato di dare il massimo e di fare sacrifici per passare il turno".

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Il ritorno in campo dopo l'infortunio alla testa.

"Sarei dovuto rimanere fuori per più tempo, però sono sempre andato avanti nonostante le difficoltà che avevo nel colpire la palla di testa. Il gol con l'Atalanta? Lo cercavo da un bel po', ero al terzo anno di Inter e non avevo ancora segnato, volevo regalarmi questa soddisfazione. È venuto in un momento particolare, perché ero appena dall'infortunio alla testa, 2-3 settimane dal mio rientro, fu una gioia indescrivibile. Fu speciale perché condivisi la gioia con compagni e tifosi. Ho dei bei ricordi: mi ritrovai Paolo Orlandoni direttamente in campo, poi Materazzi, Cordoba... Alcuni compagni mi dissero che lo meritavo più di tutti quel gol per quello che avevo passato. L'accoglienza che mi fecero i tifosi a San Siro contro il Livorno mi diede tanta fiducia e autostima, sentivo che erano contenti di rivedermi in campo dopo quel brutto incidente. Mi sono messo al servizio della squadra e dell'allenatore, volevo dimostrare soprattutto a me stesso che dopo quell'infortunio avrei potuto rimanere a quei livelli".

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