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Chivu: “La maglia dell’Inter per me conta! Non sarò mai ruffiano. Avrei potuto…”

Daniele Mari

Si parla di tutto con Cristian Chivu durante la Prima Serata di Inter Channel, anche di quel 6 gennaio 2010 e di quello scontro con Sergio Pellissier che costò al difensore rumeno un’operazione alla scatola cranica e tanta paura. “Ho...

Si parla di tutto con Cristian Chivu durante la Prima Serata di Inter Channel, anche di quel 6 gennaio 2010 e di quello scontro con Sergio Pellissier che costò al difensore rumeno un'operazione alla scatola cranica e tanta paura.

"Ho visto poche volte quell'immagine, ma ultimamente non lo guardo proprio più. Non mi dà fastidio giocare con il caschetto, all'inizio avevo un po' di paura, adesso potrei anche farne a meno, ma lo tengo per non subire contrasti emozionali. Infatti mi alleno sempre senza, ho anche giocato qualche amichevole, ma quando si fa sul serio preferisco tenerlo perchè mi sento più protetto e non sono condizionato. Lo faccio tricolore se vinco lo scudetto perchè così fanno tutti? Ma gli altri devono sempre dire qualcosa.... Dopo quell'infortunio sono diventato più forte, vivere una cosa del genere ti aiuta a guardare quelli che sono i problemi veri, che vanno oltre una partita persa. Oggi come oggi riesco a superare i problemi molto più facilmente perchè la vita vale più di tutto. Se ho avuto paura? Mi rendevo conto di quello che sarebbe potuto essere quando ero in attesa dell'operazione, la mia paura non era quella di non poter più tornare a giocare, ma di non poter essere più una persona normale, di non poter più godermi mia figlia e inoltre avevo una mano paralizzata. Quando mi sono svegliato ho capito che potevo muovermi e piano piano sono tornato al 100 per cento".

Se la decisione di non andare più a saltare sulle palle inattive sia legata a quell'infortunio: "Non ci andavo nemmeno prima, preferiscono lasciarmi dietro perchè, dicono, con la mia esperienza potrei fermare un eventuale contropiede. Dove mi piace giocare? È uguale, nella difesa a tre o quattro, per me il calcio non è solo un reparto: se non hai un'organizzazione ben determinata, un gruppo di giocatrori messi bene in campo, soffri. La differenza la fa l'atteggiamento generale".

La maglia dell'Inter, racconta Chivu "vuol dire tanto, vuol dire un periodo importante della mia vita. Magari, a volte, non riesco a esprimermi con le parole, ma lo faccio con i fatti. Faccio un esempio: dopo l'infortunio alla testa, sarei potuto rimare a casa ed essere pagato comunque dall'assicurazione, invece ho preferito giocare, per me sicuramente perchè non farò mai il ruffiano, ma soprattutto per l'Inter. Tante volte faccio un mea culpa, ho avuto tanti infortuni, se potessi tornare indietro chiederei a mia mamma di darmi più latte perchè così avrei avuto le ossa più forti. Sono consapevole di non essere un uomo di ferro, questa è la mia difficoltà, ma ringrazio Dio per avermi dato un cervello e un'educazione che mi ha insegnato dei valori. Questi valori oggi mi portano a rispettare la squadra per cui gioco e per la quale do tutto, l'ho dimostrato negli anni e lo faccio tuttora giocando con un piede che non è sano e rifiutando un'altra operazione".