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Chivu: “Ajax? Ci sono stati contatti. Inter può ancora lottare per lo scudetto. Con Inzaghi…”

Eva A. Provenzano Caporedattore 

-Pensavi che Thiago Motta avrebbe fatto l'allenatore?

Mi piaceva un sacco da giocatore. Un aneddoto che non ho mai raccontato: eravamo fuori tutti e due in una partita, e abbiamo fatto allenamento del giorno dopo, tra pochi giocatori, eravamo in squadre insieme. Rimasi impressionato da qualità tecniche e da semplicità delle letture a livello calcistico. Avevo capito che era forte anche prima, quando era al Barça, ma in quel contesto di partite 4 contro 4 mi impressionò e mi sono chiesto come mai gli spagnoli lo hanno lasciato andare. Come allenatore abbiamo fatto il corso insieme. Ha le idee chiare, le ha tutt'ora, è uno tosto, non molla di un cm, crede nelle sue idee e sa essere flessibile quando serve.

-Lo ha tolto Materazzi dalla chat del Triplete? 

No, no. Abbiamo ancora la chat. Già ai tempi dello Spezia era meno presente, perché quando alleni hai mille chat e mille problemi piuttosto che stare lì a chattare con gli ex compagni. Ma è stato sempre presente e disponibile con tutti ed è ancora nella chat. 

-Vedi ancora quelli del Triplete? 

Viaggio spesso ma ho visto Matrix di recente alla partita, Cuchu lo vedo, Pupi lo vedo sempre, abbiamo lavorato sei anni assieme. Ogni tanto vedo Samuel. Deki. Sneijder e Milito quando tornano a Milano lì vedo. Ci manca qualche cena di gruppo. 

-Qualche aneddoto particolare su quell'anno? 

Sono pessimo nel ricordare queste cose e ho la scusa che mi sono operato alla testa. Particolari belli che fanno scoop non me li ricordo, solite cose da spogliatoio. Sono cose che poi restano lì. 

-Balotelli torna a giocare in Italia...

Spero abbia ancora la motivazione giusta per tornare. Ho sempre visto lui come un giocatore pronto a vincere di squadra ma anche singolarmente. Ha fatto una buona carriera, in grandi squadre. Sicuramente avrebbe potuto e dovuto fare molto di più. Sono contento sia tornato e sono molto curioso di vederlo in campo. A 17 anni faceva delle cose pazzesche. Faceva la differenza. I difensori in allenamento, i compagni, e gli avversari, in partita, avevano paura. 

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