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Evelina Christillin, membro del comitato esecutivo dell'Uefa, ha concesso un'intervista ai microfoni de Il Mattino. Il tema principale affrontato è stato ovviamente la scelta presa ieri dall'organo europeo di sospendere le coppe.
Dottoressa Christillin, non ha aspettato troppo il grande carrozzone del calcio a fermarsi?
«L'Uefa è una confederazione e non avrebbe potuto agire unilateralmente. Ha dovuto confrontarsi con le federazioni nazionali. Come poteva imporre le porte chiuse o la sospensione delle partite in Paesi dove i governi non hanno deciso restrizioni? Il sistema sportivo italiano ha potuto disporre l'interruzione delle attività dopo il decreto del governo. C'è stata una differenza di passo in Europa perché c'è stata una differenza di percezione. Ho ascoltato fino a pochi giorni fa chi diceva che il Coronavirus è una forma di influenza, ovviamente fuori dall'Italia.
Adesso lo scenario è cambiato, quasi tutti i più importanti campionati si sono fermati. Il presidente Ceferin non si è mosso in ritardo né, come taluni hanno sostenuto, ha anteposto altri interessi: il rispetto per gli uomini viene prima di tutto. Anzi, stretto è stato il contatto con l'Unione Europea. E martedì ci sarà il confronto con tutti gli stakeholders, dalle federazioni all'organismo internazionale dei calciatori, per individuare un percorso».
«È evidente che occorrerà un'analisi completa, non soltanto del calendario delle coppe che si concluderanno il 30 maggio. Un anno dura dodici mesi, non diciotto, e tutto dovrebbe rientrare in questo arco temporale. Peraltro, il punto non è la data di inizio della manifestazione, ma la complessa macchina organizzativa di un evento fissato in dodici città di differenti Paesi, alcuni fuori dalla convenzione di Schengen».
C'è non solo il calcio italiano a sollecitare uno slittamento dell'Europeo al 2021: il suo punto di vista?
«A titolo personale, perché non interpreto il pensiero del presidente Ceferin e degli altri componenti dell'esecutivo, e da appassionata di calcio ritengo opportuno il rinvio di un anno per far sì che in estate possano essere completati i campionati nazionali e le coppe europee.
Con la speranza che i tempi di interruzione siano limitati. La quarantena è una sospensione, non la fine di tutto. Io vengo dagli sport invernali, faticosissimi, e so quanta forza avrà la gente dello sport per ricominciare appena vi saranno le condizioni. I rinvii sono doverosi in questa fase: la Fifa ha appena comunicato lo slittamento del congresso ad Addis Abeba, a cui partecipano 221 federazioni, dal 5 giugno al 18 settembre. E, dopo aver vissuto l'organizzazione di un'Olimpiade, non so se vi sia tanto tempo per i Giochi di Tokyo».
«E Daniele sta bene. Purtroppo arrivano continue notizie di atleti contagiati, proprio in questi giorni che avrebbero dovuto essere lieti per il calcio italiano perché l'Atalanta, iscritta alla Champions per la prima volta, è arrivata ai quarti. Aspettiamo di vedere la Juve e il Napoli in Champions, la Roma e l'Inter in Europa League, in stadi dove vi sia la massima sicurezza per tutti. Dobbiamo coltivare questa speranza».
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