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Il 4-0 rifilato al Real Madrid dal Manchester City nella semifinale di ritorno ha spaventato tutti. Anche l'Inter che si troverà di fronte la squadra di Guardiola in finale il 10 giugno a Istanbul. Un avversario scomodo, che corre tanto e che fa del gioco la sua più grande caratteristica.
"Il City è il capolavoro finale, la sintesi: ha il palleggio del Barcellona, la capacità di spostare le funzioni all’interno del campo, sperimentata al Bayern Monaco (Neuer regista basso, il terzino Kimmich accentrato) e, ultimo optional devastante, un centravantone che in passato ha faticato a innestare (Ibra). Ma non sfugga la perfidia del Pep. Tutta la stagione a sentirsi dire: «Comoda con Haaland...». Così la semifinale con il Real l’ha vinta praticamente senza il norvegese, cancellato da Rudiger all’andata e murato da Courtois al ritorno, segnando di testa con il più piccolo, Bernardo Silva, per sfregio. Come a dire: il gioco sarà sempre più importante del singolo", analizza La Gazzetta dello Sport.
"Come in tutte le squadre di Guardiola, infatti, nonostante le percentuali mostruose di Haaland, la forza del City sta a centrocampo. Trequarti a 4 denti: Bernardo Silva, De Bruyne, Gundogan, Grealish. Alle spalle, il doppio scoglio Stones-Rodri. I quattro in linea palleggiano ad alto ritmo lungo il perimetro dell’area nemica e chiedono spesso sponda a Stones che sta dietro e ad Haaland che viene incontro e apre spazi alle sue spalle per gli inserimenti degli incursori. Bernardo e Grealish, più che crossare, entrano nel campo per dettare lo scambio o l’imbucata. De Bruyne e Gundogan si scambiano di continuo la posizione per spiazzare. Il City è questo vorticoso palleggio che apre spazi e li imbuca. I gol al Real sono didascalici".
"E poi, in fondo, non ultimo, Erling Haaland. D’accordo il gioco, ma se la lavatrice del Pep va in blocco, buttare la palla dalle parti del Mostro che, in questa stagione ha già segnato 52 gol in 49 partite, non è mai una brutta idea. Il bucato te lo fa lui", spiega Gazzetta.
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