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Calciatori come rock star, cosa intende?
«Il calcio era rock. Meno gestito, meno pensato. Oggi tutto è studiato, tutto è mediato dai social, noi eravamo una band che suonava dal vivo, vivevamo alla giornata, capaci di salire sul palco e improvvisare una canzone. Eravamo come selvaggi e nella gestione del nostro privato l’errore era dietro l’angolo».
Come quando le sue foto in barca nudo finirono nelle mani di Fabrizio Corona.
«Quelle mie foto nudo in barca non le ho mai viste, non so quanto le pagò Galliani, per non farle uscire sui giornali. So però che mi tolse dallo stipendio 36 milioni e gli avevo detto: “Per me possono diventare pubbliche”. Non ho mai rinnegato nulla, figurarsi una giornata goliardica con amici. Cosa c’era di male?».
Galliani scoprì altre sue bravate.
«Si arrabbiò moltissimo quando facevo il militare. Chiesi un permesso per poche ore e rientrai in caserma due giorni dopo. Lo avvisarono e lui andò fuori di testa. Minacciò di mandarmi a casa, ma il Milan per me era casa. Cercai di convincerlo, per me era come un papà. Gli promisi che non lo avrei più fatto, lui per un po’ ha mantenuto la distanza poi mi ha perdonato. Galliani resta il migliore di tutti, manager competente e appassionato. Il Monza spiega esattamente ciò che sto dicendo. Sono cresciuto nel Milan, lì mi hanno fatto studiare, diventare un calciatore di successo. Lì sono diventato uomo».
Con Berlusconi che rapporto aveva?
«Quando lo vidi per la prima volta ebbi la sensazione di vivere un film. Era il 1993, avendolo di fronte pensai: com’è possibile che un personaggio così in vista, così importante stia parlando proprio con me? Berlusconi era l’inarrivabile. Invece poi si è istaurato un bel rapporto. La sua morte è stato un grande dolore. Non me lo aspettavo. Anche lui ogni tanto mi rompeva le scatole».
Tipo?
«Aveva la fissa dei capelli. A me piaceva portarli lunghi, ed era anche un po’ la moda dell’epoca. Mi sentivo figo così. E lui: Coco, deve tagliarseli. Io dicevo di sì ma poi non lo facevo. Un giorno si presentò nello spogliatoio con un paio di forbici. Mi tagliò la frangia. E disse: “Con quella massa di capelli davanti agli occhi lei non vede la palla”».
Coco è stato un playboy?
«Non lo so, la mia era una vita normale, quella di un ragazzo della mia età. Certo, ero un personaggio pubblico e tutto veniva amplificato. Fondamentalmente non mi è mai importato, sapevo che faceva parte del gioco, ero su una giostra. Frequentavo ragazze? Sì, ma se non ero sposato, né fidanzato a chi facevo torto? A nessuna, quindi non mi sono mai posto troppi limiti».
Ha guadagnato tanto?
«Sì abbastanza. Ma sono stato anche molto generoso».
Cifra?
«Non la dico, ma siamo attorno a decine di milioni».
Cosa ha fatto con i soldi guadagnati?
«Molti investimenti immobiliari, le prime case che ho acquistato sono state per la mia famiglia ovviamente. Non mi sono mai tirato indietro se qualcuno era in difficoltà. E sono stato anche fregato».
Ci racconti.
«Un mio amico finse di avere la mamma malata di cancro, aveva bisogno urgente di una certa cifra per farla operare. Gliela diedi, salvo scoprire un mesetto dopo che andava in giro con un’auto da mille e una notte che aveva appunto pagato con i miei soldi. Mi fece schifo. Anche oggi mi spendo per i meno fortunati, sposo progetti di beneficenza».
L’ultimo?
«Sono rientrato qualche giorno fa dall’Africa con la fondazione del Barcellona. Organizza partite tra ex glorie e il ricavato va in beneficenza. Mi fa piacere farlo sia per la finalità ma anche perché sono partite vere e proprie, con i ritiri. Rivedere vecchi compagni e rivivere le atmosfere del passato mi fa stare bene. Ronaldinho, Kluivert e gli altri: ci siamo sempre.
Compagni di spogliatoio a distanza di 20 anni, cosa vi dite?
«Che siamo invecchiati, ma restiamo fighi».
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