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L’elenco delle altre costanti passa per l’imperforabilità della Juve. La sua capacità difensiva è storica: lo stesso Conte e Allegri hanno vinto lo scudetto incassando il minor numero di gol, e nel suo secondo mandato — meno felice — i problemi di Allegri non sono venuti dalle reti subite, ma da quelle non segnate.
Motta in questo è un continuatore, e chi l’ha preso lo sapeva perché nella classifica dell’anno scorso la miglior difesa fu dell’Inter, la seconda della Juve e la terza del suo Bologna. La differenza col passato è che la protezione nasce dal controllo del pallone, dal palleggio che a volte risulta esagerato, e spesso noioso, nel suo ripiegare all’indietro se la soluzione in avanti non garantisce il mantenimento della boccia. Un calcio privo di rischi, e la Juve fin qui non ne ha corsi: ma che paga in termini offensivi solo a partire dal secondo gol, perché segnare il primo senza porgere il fianco a un contropiedenon è semplice. Il rigore di Marassi è stato provvidenziale, ha costretto il Genoa a uscire dal bunker: non è un caso se il bellissimo 2-0 di Vlahovic sia giunto in capo a un’azione da più di 20 passaggi, transitata da un’area all’altra perché ogni metro percorso in avanti avveniva in sicurezza. La Juve ha raccolto tre 3-0 e tre 0-0, e la ragione delle ripetizioni è trasparente. Motta festeggia un buon traguardo di passaggio, ma in futuro servirà qualcosa di più delle giocate protette.
L’Inter ha vissuto finora due picchi, il 4-0 all’Atalanta — che è pur sempre l’Atalanta, anche nella versione lavori in corso — e lo 0-0 di Manchester, ma il down del derby è stato impressionante. A Udine ha reagito Lautaro (primo gol casuale, secondo di gran classe), e con lui sono saliti di rendimento altripilastri come Bastoni e Dimarco, più Frattesi che non spreca le occasioni che riceve. Però non tutto è andato a posto, specie in difesa, e quindi non si possono escludere ulteriori turbolenze. Abbiamo passato l’estate a lodare i tempestivi inserimenti di Taremi e Zielinski — concessi da Zhang, Oaktree non li avrebbe passati per una questione anagrafica — cresce l’attesa di vederli decidere qualche partita.
Il Milan ha fatto 9 punti nelle ultime 3 gare, tutte a San Siro e contenenti la perla del derby: ci era arrivato con la peggior difesa, ora vanta il miglior attacco e la scoperta di nuovi leader, dal serio Morata al passionale Abraham.
Resta in alto l’Empoli col terzo 0-0 casalingo (e due vittorie esterne), unica ancora imbattuta assieme alla Juve. Sale la Lazio, che prende i primi punti esterni in casa dell’excapolista Torino. Vanoli fin qui è stato più bravo fuori — 7 punti contro i 4 casalinghi — Baroni comincia a godersi i frutti di un eccellente mercato, diviso tra tesori nascosti (il grande Nuno Tavares, Dele-Bashiru) e la “selezione della zona salvezza” (Dia, Noslin, Tchaouna), che l’anno scorso era ricca di talenti.
La Roma ha preso velocità correndo rischi paurosi, e trovando un provvisorio equilibrio (o compromesso?) fra vecchia guardia e sangue fresco: Pisilli e Baldanzi sono destinati a maglie da titolari. L’Atalanta ha cominciato a ricevere da Samardzic, che Gasperini sogna di aggiungere alla dinastia dei fari nerazzurri Gomez-Ilicic-Koop. Al terzo gol di pregiata fattura in tre gare, cresce il sospetto che Santiago Castro sia una nuova intuizione super del mago Sartori. Ultimo ciak per un Como che gioca benissimo, e adesso pure vince. Se Fabregas in campo era un trattato di sapienza tattica, figuriamoci cosa potrà diventare in panchina", si legge.
(Fonte: Repubblica)
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