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Il noto giornalista de La Gazzetta dello Sport, Paolo Condò, dice la sua sul triangolo amoroso così criticato da alcune icone del calcio argentino: "Quando Diego Maradona dà del traditore a Mauro Icardi, implicitamente sostiene alcune tesi di una certa gravità. La più evidente è che le donne non abbiano diritto a un’autonomia sentimentale, ma costituiscano una proprietà, un bottino di guerra, in parole più primitive una «roba» che - in quanto tale - non può venire «spostata» da un uomo a un altro senza il consenso del primo.
A Diego sfugge il fatto che sulle ceneri di una storia d’amore evidentemente conclusa è nata un’altra storia d’amore, di insindacabile bellezza esattamente come la precedente. Scrisse Jorge Amado che innamorarsi e disinnamorarsi non succede per colpa o merito di nessuno, succede e basta: Maradona ignora questo o, cosa più grave, non se ne cura in ossequio al concetto tribale della difesa del proprio clan. Nessuno gli chiede di diventare amico di Icardi, ma rispettare i sentimenti che legano lui e Wanda Nara - perché in tutta evidenza di sentimenti si tratta - dovrebbe essere un’ovvietà. La replica di Maurito all’ennesima provocazione è stata piccata: non essendo coinvolti possiamo restare più freddi, e giudicare sbagliati certi giudizi a prescindere dal pulpito dal quale provengono.
Non è che Maradona non possa parlare perché la sua vita non è stata esemplare; semplicemente, le tesi che ha sostenuto sarebbero irricevibili anche da un monaco di clausura. Specie in tempi terribili come questi, dove non passa giorno senza che qualche verme non arrivi fino all’omicidio pur di negare a una donna il diritto a decidere dei suoi affetti. La dinamica del triangolo fra Icardi, Maxi Lopez e Wanda Nara è arcinota e non intendiamo tornarci, riguarda la sfera intima di tre persone - e dei loro figli - e per quanto si tratti di personaggi pubblici è fuorviante iscriverla alla categoria gossip (che oltre tutto vuol dire «pettegolezzo», mentre qui è tutto provato, asserito, conclamato). Diversa è la questione relativa all’ostracismo da parte della nazionale argentina nei confronti di Icardi: oltre a giustificare una chiamata con il proprio rendimento - fra i centravanti è ancora dietro a Higuain e Aguero, ma le distanze si sono assottigliate e il tempo gioca a suo favore - all’attaccante interista dovrebbe essere riconosciuto in patria il merito di aver declinato la scorciatoia della naturalizzazione italiana, accettando di mettersi in coda in un periodo storico in cui i grandi attaccanti eleggibili per la Seleccion sono moltissimi.
La sua è stata una prova d’amore, per restare in tema, ed è spiacevole registrare le voci che allineano sulle posizioni di Maradona campioni di oggi come Messi e Mascherano. Spiacevole, ma per il c.t. Edgardo Bauza dovrebbe essere lo stesso: pur potendo contare sui migliori giocatori di questa generazione, l’Argentina ha perso tutto ciò che poteva perdere. E dunque nessuno si è guadagnato un diritto di veto su chicchessia".
(Fonte: La Gazzetta dello Sport 15/10/16)
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