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L'avventura di Icardi all'Inter inizia bene, con un gol importante alla Juve, ma l'argentino non conquista subito il posto da titolare. Ecco, nel ritratto di Condò a La Gazzetta dello Sport, l'approccio alla squadra interista di Maurito
"Icardi atterra su un pianeta che ha una forza di gravità agli antipodi di quella prevista: come Stramaccioni – vincitore con l’Inter Primavera della Youth League – rappresentava la svolta giovane di Moratti, così Mazzarri – che dopo il secondo posto col Napoli sente ormai l’urgenza di vincere – vuole coagulare le forze pronte per inseguire la Juventus. Maurito fra l’altro segna subito un gol del destino, perché alla terza giornata batte Buffon cinque minuti dopo il suo ingresso in campo: è già la quarta rete che segna alla Juve dopo le tre in maglia Samp, ma Mazzarri, complice anche la pubalgia che tiene spesso a riposo l’argentino – come dimenticare le battute pecorecce connesse? – aspetta la giornata numero 26 per dare a Icardi la prima maglia da titolare. È un tango che emargina l’ultimo arrivato: Palacio gioca sempre, le non molte volte in cui Milito sta bene non si discute, spesso viene utilizzato come seconda punta Ricky Alvarez, nelle gerarchie perfino Belfodil sembra precedere Icardi. A onor del vero, una volta entrato dal primo minuto Maurito non esce più dalla formazione titolare, se non all’ultimo e ininfluente turno quando va concessa la passerella d’addio a Diego Milito. L’Inter chiude quinta, lui arriva fino a 9 gol: è l’ultima (e anche unica) volta in cui non raggiunge la doppia cifra in Serie A".
Poi il resto è cosa nota; una volta entrato da titolare, Icardi non lascia più la maglia dell'Inter: "Da lì in poi il crescendo è rossiniano, anche perché il suo posto da titolare è sempre più blindato: 22 reti fra Mazzarri e Mancini (Inter ottava), 16 nella stagione del solo Mancio (Inter quarta), 24 nell’incubo che va da De Boer a Pioli e a Vecchi (Inter settima), 29 nella prima stagione di Spalletti (Inter quarta), 7 in questo primo scorcio di campionato (Inter terza). Sono quasi tutti gol da area di rigore, per vedere un capolavoro da fuori dovremo aspettare la sua prima partita di Champions, col ciclonico destro al volo che aggancia il Tottenham spalancando le porte al colpo finale di Vecino. Icardi in area segna in tutte le maniere attaccando la porta con movimenti da manuale: quelli con i quali ha gabbato Musacchio al derby sono diventati materia d’insegnamento nelle accademie calcistiche, ma in realtà ciascuno dei suoi gol contiene un cambio di ritmo, una serie di finte, un rallentamento improvviso o un’accelerazione fulminea. Un’astuzia. Una malizia. Ma può una squadra che conta su un simile cecchino arrivare costantemente nelle retrovie dell’alta classifica, riguadagnando soltanto quest’anno – e con la forza della disperazione – un posto in Champions?", sottolinea Condò.
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