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Condò: “Ecco perché l’Inter non deve porre limiti alle ambizioni. Inzaghi ha cambiato…”

Gianni Pampinella Redattore 
Dalle colonne de La Repubblica, Paolo Condò analizza i passi falsi di Juve e Milan nell'ultimo turno di campionato

Dalle colonne de La Repubblica, Paolo Condò analizza i passi falsi di Juve e Milan nell'ultimo turno di campionato. "Il pareggio di Verona ha ufficializzato la fine della corsa scudetto della Juventus, che c’è stata — sia pure sotto traccia — in un’ottica di verifica di eventuali debolezze dell’Inter. Queste debolezze non si sono viste, anzi. Allegri sta concludendo la terza stagione del suo mandato bis: la prima è stata pessima (8 punti meno di Pirlo), la seconda tremenda nella prima metà (3 punti nel girone di Champions) ma preziosa nella seconda, quando gli effetti della penalizzazione vennero governati con personalità. Questa in corso sta comunque filando verso l’obiettivo minimo del posto Champions. Ma a prezzi elevati.Uno su tutti, l’evidenza che il miglior attaccante italiano, Federico Chiesa, al di là dei frequenti acciacchi fisici non sia compatibile col 3-5-2 di Max".

"La buona notizia per la Juve è che il Milan non ha sfruttato la chance di scavalcarla, e qui l’errore è stato di Pioli perché la gara in cui fare turnover era il ritorno col Rennes, non quella di Monza. Al di là degli errori di Thiaw, poi, è ormai dimostrato che un paio di innesti rinfrescano le squadre, cinque le snaturano. Il Milan era in un ottimo momento (6 vittorie su 7), e la reazione dei titolari nella ripresa — anche in dieci! — l’ha confermato. Pensare a chance residue di scudetto non era razionale, ma sarebbe stato meglio non aiutare il Monza a giocare la partita dell’anno". 

 

"Si diceva che l’Inter non ha mostrato debolezze. Se dovesse vincere il recupero con l’Atalanta — impresa peraltro non banale — viaggerebbe per la prima volta sopra il fragoroso Napoli dell’anno scorso (66-65 dopo 25 giornate). Sono ormai molte le volte in cui abbiamo sottolineato il lavoro del management, capace di aumentare il valore della rosa senza impegnare il bilancio, e quello di Simone Inzaghi, che ha cambiato il dna interista introducendovi principi di gioco associativo degni di Guardiola. L’attesa dell’Atletico Madrid, primo ostacolo (alto) sulla strada della Champions, contiene quindi la consapevolezza dell’occasione imperdibile. Ci sono molti azzardi vinti in questa rosa d’élite, e per quanto si possa essere bravi non c’è mai la garanzia che succeda ancora. È per questo che l’Inter non deve porre limiti alle ambizioni della sua primavera".

 

(Repubblica)



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