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L’Italia di Spalletti è ripartita davvero, e improvvisamente il tempo che ci separa dalle qualificazioni mondiali sembra tanto, buono per riempirlo di ciò che manca senza l’angoscia che sull’argomento ci accompagna dai tempi di Ventura. Vista la freschezza atletica degli azzurri, e paragonata alle gambe impiombate di giugno, ci ha poi sfiorato la nostalgia per un Mondiale che non abbiamo giocato, quello del dicembre 2022 in Qatar, perché un’Italia che corre sa trovare il gioco e le giocate anche in assenza del purosangue, un copyright di Spalletti che facciamo nostro.
Che poi anche i cavalli di razza nel tempo si sono evoluti, e hanno cambiato le loro caratteristiche per sopravvivere alla nuova fisicità e ai tempi di gioco non più compassati, ma frenetici. Questo per dire che Sandro Tonali, alla seconda gara intera in tre giorni dopo un anno di inattività — ma lui non è stato certo inattivo, e si vede — è sulla strada del salto di qualità finale. Con lui bene Dimarco, il solito Frattesi, Bastoni, l’Inter esausta dell’Europeo che a settembre esplode di energia. Ora possiamo prevedere che Spalletti durerà fino al Mondiale, e che questa consapevolezza lo farà lavorare meglio. Soltanto giovedì scorso era tutt’altro che scontato.
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