Il Manchester City è la favorita, ma l’Inter potrà darsi una chance. Ne è convinto Paolo Condò, che nel suo editoriale identifica un momento chiave della semifinale tra la squadra di Guardiola e il Real Madrid.
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Condò: “L’Inter non stimola pensieri assassini nel City: Pep favorito ma Inzaghi può darsi una chance”
"Quando De Bruyne — dopo due paratissime di Courtois su Haaland — ha scovato con un passaggio- laser Bernardo Silva da solo in area, la palla è transitata proprio nello spazio fra Kroos e Modric, e oltre che in debito d’ossigeno li ha trovati mentalmente esausti per l’attenzione dedicata alle inesauribili combinazioni di gioco del City. Era il minuto 23, nelle gambe del Real s’era già accumulata tutta la stanchezza del mondo, e la rumba era appena cominciata”.
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Il giornalista si è poi focalizzato sull’Inter:
“È probabile che in quel momento ogni tifoso dell’Inter abbia deglutito, chiedendosi se il 10 giugno a Istanbul la sua squadra verrà sottoposta allo stesso trattamento. La risposta è scritta nelle stelle, ma in una cornice che vede il City chiarissimo favorito (80-20, per intenderci), è possibile individuare alcune strade che l’Inter, istruita anche dalla bambola presa dal Real, potrebbe percorrere per darsi una chance”.
Per Condò quello che può cambiare è il grado di determinazione del City:
“Il City è la squadra di club più forte del pianeta, sarà lei a dare le carte e ad aprire il match riversandosi nella metà campo nerazzurra. Ed è qui che l’Inter inizierà a testare il grado di determinazione dei rivali, perché non è automatico che ricalchi quello eccezionale di mercoledì”.
Secondo il giornalista l’intensità sarà diversa:
“L’Inter non stimola pensieri assassini nel City. In Guardiola forse sì, perché il triplete del 2010 passò per la famosa semifinale col Barça, ma da allora i destini non si sono più intrecciati, ed è passato tanto tempo. E quindi è difficile che De Bruyne e compagni replichino l’intensità di mercoledì, anche perché è da due mesi che la stampa inglese martella sull’ingiustizia di questa Champions, che nel sorteggio dei quarti ha diviso un percorso di serie A — le più forti dalla stessa parte di tabellone — da uno di serie B, contenente le tre italiane e il Benfica. Se è vero che la goccia scava la pietra, non basteranno le raccomandazioni di Pep a convincere i giocatori del City che la finale possa riservare qualche (brutta) sorpresa”.
Il copione tattico appare chiaro:
“È in questo quadro psicologico addolcito rispetto alla semifinale che l’Inter dovrà giocare le sue carte. Difendendosi, perché il possesso palla sarà dei rivali — prevedibile una quota del 65% —, ma contrattaccando appena possibile per evitare di esaurirsi nel lavoro di pura opposizione, com’è successo al Real. La presenza del solo Haaland a centro-area nella fase iniziale del palleggio (Acerbi ha la stazza per contrastarlo ma non la velocità, il raddoppio di Darmian dovrà essere costante nella speranza che Dumfries tenga da solo Grealish, e che sull’altro lato Dimarco regga la versatilità di Bernardo Silva) costringerà i difensori a continue scalate: una di queste, Bastoni su De Bruyne, in caso di palla recuperata è l’innesco perfetto per la verticale su Barella che tante soddisfazioni ha già portato a Inzaghi.
E proprio Barella — che è un po’ il De Bruyne italiano — dovrà sdoppiarsi tra l’aiuto a Çalhanoglu nelle chiusure sul letale Gundogan e le proiezioni per portarsi via Rodri liberando il centro della scacchiera alla scherma di Dzeko, e al conseguente dialogo con Lautaro. O magari sarà più utile schierare subito Lukaku, raggiungibile alla bisogna con un lancio lungo, e che ha il fisico per tenere il pallone consentendo alla difesa di respirare. Perché ci saranno molti periodi di apnea, evitare che si trasformino in asfissia sarà fondamentale”.
Condò poi conclude:
“È altamente probabile che il City a Istanbul costruisca 6/7 palle-gol, e l’Inter 1/2, il che confermerebbe che 80 volte vincerebbero gli inglesi, e 20 i milanesi. Ma siccome non sai mai quale delle cento partite uscirà, vale la pena di mettersi in viaggio”.
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