01:14 min

ultimora

Condò: “Inter-Napoli, pareggio giusto. Rigore Dumfries talmente leggero che…”

Matteo Pifferi Redattore 
"L’Inter poteva vincerlo con un numero da fuori di Dimarco, il pezzo meno prevedibile della sua scacchiera", dice Condò

Paolo Condò, intervenuto su Repubblica, ha commentato così Inter-Napoli e l'attuale classifica in Serie A, con sei squadre nel giro di due punti:

"La corretta parità fra Inter e Napoli nello scontro diretto finisce di assemblare un campionato conteso come da tempo non si vedeva. Sei squadre in due punti a (quasi) un terzo del cammino disegnano un panorama affollato e pluralista, libero da dittature perché non ci sono meccanismi perfetti, e quelli più divertenti appartengono alle protagoniste che non t’aspettavi. Il Napoli resiste bene al secondo test di San Siro: passa per primo col nuovo totem McTominay, viene ripreso da un capolavoro balistico di Çalhanoglu, e in una ripresa progressivamente vissuta in trincea sopravvive a un rigore talmente leggero che lo stesso turco deve considerare irricevibile, visto che per la prima volta da quando è all’Inter lo sbaglia. Conte impreca nel finale per la chance fallita da Simeone, ma se un rimpianto complessivo ha cittadinanza riguarda più Inzaghi, che in casa ha perso il derby e pareggiato contro Juve e appunto Napoli. Non è un rendimento da favorita. Se poi la vittoria contro Motta era stata gettata per la quantità di occasioni mancate, questo match è stato più minimalista, un braccio di ferro restio a discostarsi da un prudente equilibrio. L’Inter poteva vincerlo con un numero da fuori di Dimarco, il pezzo meno prevedibile della sua scacchiera. A innescare la palla-gol della potenziale beffa partenopea è stato Ngonge, mica Lukaku o Kvara: coriandoli di uno scontro diretto che sedimenterà nelle prossime due settimane senza toglierci dalla testa ciò che sta accadendo dietro"

"Atalanta, Fiorentina e Lazio si confermano le squadre più sexy d’autunno concludendo in gloria il segmento di 7 partite (5 di A, 2 europee) tra una pausa e l’altra. Sei vittorie e un pari col Celtic per Gasperini, sei vittorie e un ko con la Juve all’85’ dopo tre quarti di gara in dieci per Baroni, sei vittorie e una distrazione in Conference per Palladino. Ieri sono salite a quota 25 vincendo gare toste, contro rivali astute nel disegno di prenderle per stanchezza. Quando si giudica l’Atalanta ormai matura per la lotta scudetto, è a partite come quella con l’Udinese che ci si riferisce: un match aspro e in bilico dall’inizio alla fine, portato a casa grazie alle fiammate di Bellanova, per la prima volta decisivo, e anche alle parate di Carnesecchi. La Viola col Verona ha assecondato l’ispirazione suprema di Kean: se andiamo indietro anche solo di pochi mesi, l’idea che Spalletti abbia a disposizione due centravanti così rilevanti (l’altro è Retegui) ci rimette in pace col mondo. La Lazio è passata a Monza azionando nel primo tempo la sua cavalleria leggera e tracciando una linea da difendere a ogni costo nella ripresa. Si sono così rimesse dietro la Juve, dominante sabato nel derby, e almeno per il momento la poule scudetto si chiude qui. Se il Milan senza difesa o il Bologna che ha finito la Roma di Juric vincessero un giorno (chissà quando) il recupero che le riguarda, ridurrebbero una distanza che oggi pesa sei punti. Tanti"