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Che ne sarà della Serie A? A questa domanda ha provato a rispondere Paolo Condò, giornalista sportivo di Sky. "Mi pare di capire che in questo momento ci sia un braccio di ferro all'interno della Lega, tra chi vorrebbe chiudere qui il campionato e chi vorrebbe portarlo regolarmente al termine. Trovo che sia giusto pensare a giocare fino all'ultimo minuto possibile. Quest'anno mi sono detto, niente vacanze: appena si riprende vado in studio, resto davanti al computer. Penso che lo stesso ragionamento si possa fare con i giocatori, non ci vedrei nulla di scandaloso se giocassero fino a luglio, regolando con un decreto i contratti di chi è in scadenza. L'ipotesi di un campionato a 22 squadre mi fa orrore".
Il momento per il calcio di cambiare qualcosa: "Quando ci sono grandi situazioni di crisi, da un lato ricevi delle concessioni, ma dall'altro devi pensare a delle riforme strutturali. Come è stato, per esempio, il caso del governo Monti. Questo sarebbe il momento di riformare il calcio: tutti i campionati a 18 squadre e abolizione dei prestiti – che sono le operazioni che gonfiano le plusvalenze. Sarebbero modifiche che riporterebbero il calcio, sotto il punto di vista economico e organizzativo, a una dimensione più sopportabile, più sostenibile. È vero che la situazione che stiamo vivendo anche con un torneo a 18 squadre sarebbe cambiato poco, ma certamente la possibilità di mantenere un soffietto di date per fronteggiare eventuali problemi la devi avere. Invece, qualsiasi problema economico ha il calcio la risposta è sempre quella: più partite. Per esempio, il nuovo Mondiale per club della Fifa è una bella idea, ma devi togliere qualcos'altro. Invece tutti tirano la coperta dalla propria parte, e si finisce per aggiungere impegni di continuo".
(Rivista Undici)
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