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Dalle colonne de La Repubblica, Paolo Condò commenta la scelta del Milan di puntare su Paulo Fonseca. I rossoneri sono reduci dalla tournée americana che ha portato tre vittorie contro Manchester City, Real Madrid e Barcellona. "Prima occorre sottolineare che Paulo Fonseca è sbarcato ormai da un mese su un pianeta che si annunciava ostile, e il rumore di fondo del mugugno popolare pare attenuato. Avremo un riscontro più preciso sabato 17, prima giornata di A, ma la sensazione è che il deciso ingresso in scena di Ibrahimovic dopo mesi di silenzio abbia un ruolo in quella che sembra un’apertura di credito. La precondizione perché il Milan ritrovi la sua gente dopo la gelata di primavera — il focus si può spostare sui principi di gioco di Fonseca, già ben visibili in queste lezioni americane. Sono diversi da quelli di Stefano Pioli".
"Fonseca è meno verticale nello sviluppo e ragiona a reparti laddove il Milan precedente si era spostato verso i confronti uno contro uno che da Gasperini in poi hanno vissuto in Italia un forte rilancio. Pioli è rimasto al Milan cinque anni ottenendo risultati di spessore, chiudendo comunque secondo l’ultima stagione, e in fin dei conti pagando la congiuntura storica super dell’Inter. La testa ci dice che nel quinquennio il suo Milan vada promosso, ma all’interno di simili rivalità la pancia reclama la sua parte. Nella semifinale di Champions 2023 il Milan è stato eliminato dall’Inter, si è fatto precedere da lei sul traguardo della seconda stella, non è riuscito a impedire che la festeggiasse proprio a casa sua e la serie (aperta) di ko nei derby è un incubo: sei partite. Impossibile restare in sella quando il confronto che indirizza l’umore popolare accumula questi numeri".
"Il mercato aveva poi una missione supplementare, quella di surrogare, in campo e fuori, l’esperienza e la personalità di Giroud e Kjaer, i grandi vecchi andati a chiudere le carriere in contesti meno esigenti. La scelta del nuovo centravanti, in particolare, era il barometro della prospettiva RedBird, e la prima opzione, quella di investire su un possibile fuoriclasse come Zirkzee, ci piaceva. Non è ancora del tutto chiaro cosa sia l’olandese ex Bologna, come a volte succede a chi sa fare bene troppe cose. Si sarebbe sposato bene con Leao, un altro fuoriclasse potenziale che ha la “colpa” — passateci il paradosso — di pensare a giocare prima che a segnare? Chissà. La decisione di non pagare agli agenti le commissioni esagerate insite in una clausola bassa è ovviamente rispettabile. Sfumato Zirkzee, la scelta di andare con decisione su Alvaro Morata convince per tre motivi: il valore intrinseco del giocatore, le sue capacità di sponda per gli inserimenti degli esterni e la sua età".
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