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Paolo Condò, nel suo editoriale per Repubblica, è tornato sulla mancata qualificazione dell'Italia ai prossimi Mondiali: "Il dolore e la rabbia per la seconda qualificazione mancata al Mondiale hanno reso sommari molti giudizi, ed era inevitabile: ma quando il polverone si sarà posato — succederà dopo il torneo in Qatar, perché man mano che lo avvicineremo la delusione crescerà, e soltanto dopo la finale ci sentiremo nuovamente ammessi al grande giro — riscopriremo il fatto che a fronte del modesto bacino nel quale pescare (gli italiani che giocano in Serie A e negli altri campionati di livello), i buoni giocatori non ci mancano. Ed è proprio questa l’amarezza: mentre non saremmo mai stati protagonisti del Mondiale 2018, nel prossimo saremmo stati competitivi. Negarlo adesso ci fa stare meglio, perché abbiamo qualcuno con cui prendercela.
[...] Da rivitalizzare e riorganizzare, certo. Prendiamo Donnarumma: ieri si è fatto passare la palla fra le gambe dopo una manciata di minuti, e l’abbiamo dato un’altra volta per perso, salvo sbalordirci per la deviazione su Çalhanoglu e, nel sofferto finale, per la parata che ha tolto di porta un 3-3 ormai cantato. Prendiamo Tonali, ieri spesso impreciso ma vivo, sempre nel cuore del gioco, sempre con la testa alta e il pensiero verticale. Prendiamo Scamacca, che ha riempito la partita di giocate: non tutte positive, ma sottrargli il pallone è un’impresa e con una portaerei così l’Italia occupa l’area facendo affluire gli incursori. Prendiamo Raspadori, ruggente e opportunista, la porta in testa e il fuoco nelle gambe. E non sarà certo Palermo a farci buttare a mare Barella e Bastoni, Verratti e Pellegrini, Chiesa che tanto è mancato, e i binari laterali Di Lorenzo e Spinazzola. In attesa del miglior Zaniolo, Konya ha legittimato tutti i nostri rimpianti: e ne ha aggiunti a Mancini, perché ieri, in una situazione molto più leggera rispetto a Palermo — questo va detto, per onestà — si è visto parecchio di meglio. Che sia una base per ripartire, e non lacrime nella pioggia".
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