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Conte ‘catenacciaro’? Alcune mosse dicono il contrario. All’Inter…

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65 gol fatti e miglior attacco del campionato. Ma nonostante tutto, Antonio Conte viene definito un "catenacciaro"

Gianni Pampinella

65 gol fatti e miglior attacco del campionato. Ma nonostante tutto, Antonio Conte viene definito un "catenacciaro". La storia del tecnico nerazzurro, però, racconta altro. "La rilettura della carriera del tecnico evidenzia che nella costruzione delle sue squadre Conte parte sempre dall’attacco. Contrariamente alla narrazione attuale, l’allenatore leccese disegna le formazioni con particolare attenzione alla fase offensiva. Conte mette progressivamente al posto giusto le tessere del puzzle con il primo obiettivo di proporre una manovra incisiva e adatta alle caratteristiche degli attaccanti. Senza tralasciare la ricerca dell’equilibrio e una fase difensiva accurata", sottolinea la Gazzetta dello Sport.

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"Quando il processo si è completato, Conte ha schierato nuovamente le due frecce e ha inserito Eriksen a centrocampo: non le mosse di un catenacciaro. Per Conte l’assetto difensivo è importante, ma l’atteggiamento più o meno coperto delle sue squadre (con riconquista della palla alta o bassa) dipende sempre dalle caratteristiche offensive. Nella sua prima Juve gli attaccanti avevano bisogno di supporto, così il tecnico chiedeva pressione alta, intensità e tanti uomini ad attaccare l’area: e quella squadra giocava un calcio aggressivo, arrembante, divertente. Un calcio che però sarebbe poco adatto all’attuale rosa dell’Inter. Lukaku e Lautaro amano gli spazi e Conte li crea abbassando il baricentro e costruendo un impianto che possa esaltare le loro qualità sia nella conclusione sia nella preparazione a beneficio dei compagni. Il catenaccio è decisamente un’altra cosa".

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