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Intervistato da La Gazzetta dello Sport, l'ex ct del Chelsea Antonio Conte ha parlato del suo futuro, ma anche del suo passato e delle sue idee di gioco. Come per l'idea di prendere Pirlo alla Juve: «Andrea era stato scaricato dal Milan. Quello che mi colpì fu la sua serietà durante gli allenamenti. Erano duri, all’inizio. Volevo mandare un segnale chiaro a tutti.Volevo dire subito che solo attraverso il sacrificio, l’impegno e facendo più delle altre squadre avremmo potuto tornare in Champions. E Andrea fu un esempio: non diceva mai una parola, sempre concentrato e disponibile. Questo metteva chiunque volesse lamentarsi per la fatica nella condizione di non poterlo fare».
Quale fu la scelta tattica?
«Io ero partito con un’idea di fare un 4-2-4. All’inizio giocammo così, i due centrocampisti eranoPirlo e Marchisio. C’è stata poi una lenta metamorfosi e arrivammo al 3-5-2, poi è diventato il marchio di quella Juve. Durante la prima partita col Parma cambiai e feci entrare Vidal. Così diventò un 4-3-3 e vincemmo 4-1. Un allenatore deve essere duttile, mai ideologico. Noi dobbiamo essere bravi in questo, tenendo a mente che ci sono dei principi e devi avere un’idea. Perché quando si dice che i moduli sono solo numeri si dice una cosa sbagliata. Ogni sistema ha un’idea dietro, ci sono giocate memorizzate, c’è la fase offensiva, la fase difensiva, la fase di conquista, c’è la decisione di andare a pressare alto, basso... Alla Juventus si creò un’alchimia unica tra tutti. Ci si dimentica che il primo anno finimmo imbattuti e il terzo siamo arrivati a fare il record di 102 punti. Oggi la Juve, che pure ha fatto un campionato straordinario, non potrà eguagliare quel risultato»
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