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Gotti: “Lukaku-Ibra? Succede anche tra preti. Conte-Agnelli? Cambia il ruolo”

Eva A. Provenzano

L'allenatore dell'Udinese ha parlato dell'episodio che ha infiammato il derby e della lite tra l'allenatore e il suo ex presidente

Luca Gotti è l'allenatore dell'Udinese. In una lunga intervista concessa al Corriere dello Sport il tecnico ha parlato di due episodi, entrambi riguardano l'Inter. Da una parte quanto accaduto nel derby tra Lukaku e Ibrahimovic, dall'altro quanto accaduto in Coppa Italia tra Conte e Agnelli. 

-Che possibilità ha lei, educato com'è, in questo calcio? 

Sono educato, ma non sono nato ad Oxford. Vengo dalla campagna del basso Polesine, sono fiero delle mie origini e della mia cultura. Che mi suggerisce di fare una distinzione. Lukaku e Ibra si beccano come avviene in tutti i campi. La loro lite è poco più che un frame. Farci della sociologia vuol dire strumentalizzare qualcosa che sta tutta dentro il calcio e solo il calcio può spiegare.

-Come si spiega? 

Sono due atleti che si confrontano e utilizzano tutte le armi a disposizione, compresa quella della provocazione, per mettersi reciprocamente a disagio. Non si chiamassero Lukaku e Ibra, non ne parleremmo neanche. Finisce in rissa la finale della Clericus Cup tra preti, o piuttosto il torneo degli avvocati. Il calcio tira fuori il meglio e il peggio che è in noi. Non dico che ci sono giustificazioni ma che non è necessario dare un giudizio morale su un fatto che sarà già giudicato secondo il regolamento sportivo. Chiaramente il derby è una sfida che si compie su una frontiera border line dove il dispendio di energie fisiche impatta sul controllo delle emozioni. Non c'è un paradigma morale per giudicare quanto succede durante una partita. 

-Vale anche per Conte e Agnelli? 

Anche in questo caso eviterei di dare un giudizio netto. Però parliamo di ruolo diversi. L’allenatore è una guida. Conte interpreta il suo ruolo in modo sanguigno. Trascendere fa parte del suo modo di fare gruppo e il suo gruppo non è solo la squadra, è un intero popolo. Dà sempre l'idea di riferirsi alla platea virtuale, ma chi guida deve comunque riuscire a contare fino a dieci. 

(Fonte: Corriere dello Sport)