Antonio Conte, quando parla, non guarda in faccia a nessuno. E non l'ha fatto nemmeno nel suo periodo all'Inter, nel quale non ha risparmiato bordate, sia ad amici che nemici. Le ha riassunte così il Corriere dello Sport: "Prima che con la tattica, Conte ha ingaggiato la Grande Sfida con la dialettica. Ha cominciato nell’estate ’19, senza rete. «Non è semplice trovarsi in questa situazione con l’organico. Dobbiamo dare un’accelerata tutti, c’è tanta strada da fare» (luglio 2019). Da allora è stato un susseguirsi di bordate, ad uso interno ed esterno, contro i nemici e contro gli amici che non si mostravano abbastanza tali. Dopo aver subito la rimonta di Dortmund (da 2-0 per l’Inter a 2-3, novembre 2019): «Sono stufo di dover parlare sempre delle stesse cose. Venisse qualche dirigente. A inizio stagione sono stati fatti errori importanti, spero che queste partite facciano capire qualcosa a chi di dovere. Non possiamo affrontare Champions e campionato in queste condizioni, è inutile nascondersi dietro ad un dito».
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Inter, Conte e la sfida alla dialettica: “Tutte le sue bordate, ad amici e nemici”
Il Corriere dello Sport ha riassunto tutte le frasi ad effetto del tecnico da quando siede sulla panchina dell'Inter
La più clamorosa esternazione arriva dopo la finale di Europa League: «È stata una stagione bellissima, ringrazio la società per l’opportunità. Comunque vada ne è valsa la pena. A mente fredda ci confronteremo e capiremo se andare avanti insieme». Sembra l’addio. Invece capiscono, qualche giorno dopo, al summit di Villa Bellini a Somma Lombardo, che non possono separarsi. Forse affetto, forse progetto, forse soldi. Conte resta. Da allora, però, le sue parole segnalano un malessere che si aggrava con le incertezze legate alla proprietà cinese. Dopo il Sassuolo: «Dobbiamo essere tutti uniti. Le critiche non possono andare solo a giocatori e allenatori. Mi auguro che siamo tutti sulla stessa barca».
Dopo la sconfitta nella gara di andata di Coppa Italia con la Juventus: «C’è una situazione particolare, è inutile nasconderlo. Siamo partiti con un progetto e il progetto si è fermato ad agosto». Al ritorno, quando verrà sancita l’eliminazione dall’ultima Coppa disponibile, almeno lo scontro sarà esterno, con i suoi ex dirigenti, Agnelli in testa. Nello stadio deserto volti e male parole sono tristemente distinguibili. Prima del Verona si infiamma se gli chiedono di Zhang e ieri liquida l’arrivo del presidente con «c’è stato un semplice saluto, ci ha fatto un grosso in bocca al lupo, ma anche lui sa che non abbiamo vinto nulla».
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