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Poi la telefonata inaspettata del presidente Tavecchio per proporgli la panchina azzurra."Tavecchio era molto convinto e penso che quella sua perseveranza, quella determinazione nel volermi in nazionale, quel desiderio di realizzare quel matrimonio mi colpirono molto", aggiunge sottolineando poi che "la nazionale ha bisogno dei suoi spazi, penso che le nazionali che alla fine vincono sono quelle che riescono a costruire una squadra". Resta il ricordo della conferenza di addio a Montpellier, a fine Europeo 2016, e le sue lacrime: "E' stato difficile staccarmi da quei giocatori, ma da tutto l'ambiente. Si era creata una vera famiglia - la ricostruzione di Conte - e questo ci aveva aiutato a superare il fatto che non fosse una nazionale fortissima, ma la voglia di dimostrare che non eravamo inferiori agli altri aveva equilibrato le cose. Prima degli Europei, a gennaio, avevo manifestato al presidente la voglia di tornare ad allenare un club, ad aprile poi avevo firmato con il Chelsea. Sono convinto che se non avessi firmato quel contratto e avessi dovuto decidere in quel momento, non avrei mai e poi mai lasciato quel gruppo. Si era creato un rapporto troppo forte tra noi e non me la sarei sentita". "Alla fine però tutti nella vita abbiamo un percorso - conclude Conte - Sono andato via dalla Juventus e ho incontrato la nazionale che mi ha dato grandi emozioni, poi sono andato in Inghilterra e ho vinto Premier League e FA cup. Diciamo che in tutte le situazioni ci possono essere dei rimpianti, ma quello che è arrivato dopo è stato bello ed entusiasmante".
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