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Cordoba: “Sono sincero: avevo dubbi su Conte dopo il suo passato. Dà l’anima per l’Inter”

L'ex difensore dell'Inter ha parlato della sfida con l'Atalanta e del lavoro di Conte e Marotta che stanno riportando in alto i nerazzurri

Andrea Della Sala

Intervistato da La Gazzetta dello Sport, l'ex difensore dell'Inter Ivan Ramiro Cordoba ha parlato del momento della squadra di Conte che domani dovrà affrontare l'Atalanta di Gasperini: «Che brutto cliente questa Dea, il peggiore».

Cordoba, il suo pronostico?

«Non ne faccio: tiferò Inter, ma è un match da tripla. Una squadra sempre più solida, che ha già fatto propri i concetti dell’allenatore, contro un super attacco, che recupera un certo Zapata...».

Che lei conosce bene.

«Attaccante fortissimo, una certezza in Serie A. E non da oggi. A Bergamo ha fatto il salto di qualità, giusto restare, ma penso che il suo destino sia segnato: ormai vale una big europea, a giugno potrebbe arrivare la grande chiamata».

Con Duvan si confronta anche su temi extra-calcistici.

«Abbiamo due Fondazioni in Colombia. E anche Muriel, con la beneficenza, è in prima linea. Il nostro è un modo di aiutare i più deboli: parlo di anziani e, soprattutto, bambini. Non possiamo garantire una carriera da sportivi professionisti, ma proviamo a prepararli a una vita con delle possibilità: studiando o imparando un mestiere possono evitare più facilmente di prendere brutte strade».

Lui o Lukaku: chi sceglie?

«Sono simili, tra i più tosti da affrontare: che potenza, mi ricordano Vieri. Un consiglio per le due difese? Mai stargli addosso, ti “ammazzano”: è fondamentale giocare d’anticipo».

E Muriel?

«Ha qualità uniche, gli mancava solo la continuità. E a Bergamo la sta trovando, altrimenti non avrebbe segnato undici gol stagionali già a gennaio».

Conte-Gasperini: una sfida nella sfida.

«Su Antonio, sarò onesto: visto il suo passato, dubitavo potesse inserirsi subito nel nostro mondo. Invece, certi risultati, nascono sia dal lavoro di Marotta che dal suo. È un professionista vero: dava l’anima da giocatore della Juve, idem oggi sulla panchina dell’Inter. Gian Piero sta facendo cose veramente importanti: oggi, in Italia, sono i migliori».

Cosa non funzionò a Milano?

«Restò per poche settimane, io ero infortunato: non ci fu modo di confrontarci. Peccato, mi sarei divertito: il suo gioco è moderno ed efficace. E senza dimenticare che il primo compito resta quello di non subire gol, coinvolge alla grande i difensori. Lo ammetto: mi sarebbe piaciuto lavorare con lui».

Come si troverebbe nelle loro difese a tre?

«Benissimo, giocando a destra o sinistra. Non da centrale, credo che mi utilizzerebbero così. Ma anche la linea a quattro ha molti aspetti positivi, il calcio nel tempo è cambiato: conta il modulo, ma soprattutto l’atteggiamento. Anni fa si seguiva l’avversario pure al bar, oggi si difende in modo più dinamico».

La Dea può confermarsi tra le prime quattro?

«Perché no? E in Champions ha tutto per superare il Valencia. Ha dimenticato le prime tre sconfitte, qualificandosi agli ottavi meritatamente. E contro gli spagnoli può, anzi, deve osare. Come? Giocando da Atalanta».

Dall’altra parte, qual è l’obiettivo?

«Se giochi nell’Inter devi lottare sempre per il massimo: la paura di pronunciare la parola “scudetto” non deve esistere...».

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