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Cordoba: “Inter, ora devi completare il girone. Milan? Bisogna pensare solo al Benfica”

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Intervistato da La Gazzetta dello Sport, l'ex difensore dell'Inter ha parlato della gara di ritorno di questa sera contro il Benfica

Intervistato da La Gazzetta dello Sport, l'ex difensore dell'Inter Ivan Ramiro Cordoba ha parlato della gara di ritorno di questa sera contro il Benfica:

«Bisogna pensare solo e soltanto al Benfica, per il resto ci sarà tempo...»

Ok Cordoba, prima l’attualità... Cosa insegna l’impresa all’andata alla squadra di Inzaghi?

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«A Lisbona ha convinto tutti: sono stati più i meriti dell’Inter che i demeriti del Benfica. Il poco che ha fatto la squadra portoghese è dipesa dal gioco e dall’atteggiamento dei nerazzurri: una squadra molto forte è stata disinnescata con intelligenza. Adesso bisogna completare il lavoro...».

Che tipo di partita l’Inter deve fare adesso a San Siro?

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«Una partita solida, nient’altro. Serve una squadra compatta difensivamente, in cui tutti si aiutano con armonia, come collettivo. Non parlo solo di chi deve difendere davanti a Onana, ma di centrocampisti e attaccanti. Per me è importante non dare ai rivali l’impressione di poter rimettere la testa nel match: se questo succedesse, sarebbe pericoloso...».

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Darmian-Acerbi-Bastoni: le piace questa linea difensiva nerazzurra tutta italiana?

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«Una difesa coi fiocchi, ben organizzata: sono forti individualmente, ma ancora di più per come si muovo insieme. Hanno dimostrato che non c’è dipendenza da Skriniar ed è il segno che l’Inter è stata costruita per andare al di là dei singoli. La concorrenza fa sempre alzare il livello in un gruppo, migliora le prestazioni di tutti: da difensore e tifoso, dico che questo reparto mi dà tranquillità in una notte di Champions. Poi tocca all’allenatore fare il resto...».

In che senso?

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«Inzaghi deve “gestire” la partita del reparto, capire le sensazioni dei difensori in una gara in cui probabilmente saranno molto attaccanti. Bisogna leggere i momenti in cui inconsciamente abbassano la tensione della partita e scuoterli, e quelli in cui i nervi vanno troppo in alto e si rischia di commettere degli errori...».

Ma si è spiegato perché l’Inter del campionato è così diversa da quella della Champions?

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«È la domanda che ci facciamo tutti, ma la risposta non ce l’ha nessuno di noi... Dico solo che quando sei all’Inter devi essere forte e concentrato sempre, la domenica e il mercoledì. Di sicuro c’è qualcosa da migliorare, ma cosa nello specifico lo sa solo chi vive il club giorno dopo giorno. La risposta tocca a loro...».

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L’ultima volta del Benfica a San Siro risale al 2003-04, un 4-3 pazzo e lei era in campo: lo ricorda?

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«Certo. Anche se sono passati anni da quella volta, i portoghesi sono sempre palleggiatori pericolosi: quella partita è l’esempio che storicamente è una squadra che non molla facilmente e ama sempre giocare la palla. Stavolta hanno pure tanti giovani e corrono tanto. Lo 0-2 ti aiuta mentalmente, ma fino ad un certo punto. Meglio pensare che sia 0-0...».

Se le diciamo queste due date, 7 e 13 maggio 2003, cosa penso?

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«E chi se le scorda... Nelle semifinali di 20 anni fa c’ero pure io. Ma prima di qualsiasi ragionamento su un nuovo derby di Champions e su possibili rivincite, bisogna fare solo una cosa: passare il turno, poi si penserà al resto. Il Milan ha fatto un gran risultato al Maradona, diciamo che sarebbe discretamente bello raggiungerli».

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