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Cordoba: “Inter, pochi 4 centrali. Serve più competizione, per questo De Vrij…”

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Intervistato da Gazzetta.it, l'ex difensore dell'Inter Ivan Cordoba ha parlato della squadra di Inzaghi e del reparto difensivo

Andrea Della Sala

Intervistato da Gazzetta.it, l'ex difensore dell'Inter Ivan Cordoba ha parlato della squadra di Inzaghi e del reparto difensivo che secondo il colombiano è un po corto numericamente:

Ivan Cordoba, e le dico 'Inter'?

—  

"Deve ancora trovare una continuità. E accadrà quando i calciatori capiranno che è fondamentale portare il risultato a casa anche quando non è la giornata migliore. Certo, se giochi bene hai più possibilità di vincere, ma sappiamo bene che il risultato non è mai 'uno più uno, uguale a due', altrimenti sarebbe troppo facile e vincerebbero sempre Barcellona e Spagna che sono le realtà che esprimono un calcio più bello o con maggior possesso palla".

C'è molto altro.

—  

"Il calcio è pieno di dettagli: uno di questi è la componente psicologica, come la consapevolezza di essere forti e vincenti. Si costruisce con il tempo: l'Inter non è una squadra vecchia e si sta costruendo, ma non è nemmeno nuova e un gruppo di giocatori si conosce già da qualche anno. Prima di vincere serve del tempo, poi arrivano giocatori sempre più forti e si alimenta la mentalità vincente. È quello che il club sta cercando di costruire e la strada è quella buona".

Qual è il prossimo passo?

—  

"I calciatori devono rendersi conto di quanto sono forti. Non si possono fare partite come quelle contro il Barcellona e poi vivere evidenti cali di prestazione all'improvviso".

Non è cambiata molto la difesa, però in quanto a continuità...

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"Sinceramente, penso che l'Inter sia rimasta corta come centrali. Non se ne possono avere quattro di ruolo per un reparto in cui si gioca a 3. Nelle squadre vincenti in cui ho giocato, avevamo sempre come minimo quattro centrali per due posizioni, ma siamo arrivati ad averne anche sei. Immagina la concorrenza degli allenamenti: era una guerra continua per giocare o essere titolare".

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Sempre con il coltello tra i denti?

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"Sì, è una concorrenza positiva che spinge tutti a dare il 110%: in quel caso non esiste che tu abbassi la guardia, il compagno altrimenti ti mangia. Attenzione, non è un rilassamento consapevole e volontario. Accade e basta, è come se il corpo lo capisse. Più la concorrenza è serrata e forte, più il livello sale. Altrimenti ti rilassi. De Vrij è un esempio di questo meccanismo".

Ovvero?

—  

"Non è certo scarso, è un grandissimo giocatore. Magari se si fosse sentito più in discussione con qualcuno pronto a rubargli il posto, non avrebbe avuto questi cali. Sono dinamiche che conosco perché le ho vissute: questa concorrenza è necessaria".

Possono incidere le questioni contrattuali, con più di metà reparto in scadenza?

—  

"Per me no. Se un giocatore ha la testa, vuole solo giocare. È chiaro che uno può sapere che a fine anno cambia squadra, ma una persona che gioca a calcio da quando ha 5 anni non fa questo ragionamento. Conosce il valore della maglia che indossa e non pensa al futuro o allo stipendio".

C'è qualcosa di Ivan Cordoba negli attuali difensori dell'Inter?

—  

"Hanno caratteristiche diverse alle mie perché ero piccolo e veloce, ma mi rivedo nell'atteggiamento di Skriniar. Lui è uno che va alla caccia del pallone finché non lo recupera, non gli dà tregua finché non toglie la palla all'attaccante. Lui si accanisce, quella è la vocazione del difensore. Non gli si può chiedere di fare il regista: il difensore deve difendere, squadra e portiere. Se non hai quella vocazione come prima cosa... Questo atteggiamento contagia anche i compagni. Ovvio, poi a questi livelli devi saper giocare e Skriniar è molto bravo".

 

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