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Cordoba: “Inter, pochi 4 centrali. Serve più competizione, per questo De Vrij…”
Intervistato da Gazzetta.it, l'ex difensore dell'Inter Ivan Cordoba ha parlato della squadra di Inzaghi e del reparto difensivo che secondo il colombiano è un po corto numericamente:
"Deve ancora trovare una continuità. E accadrà quando i calciatori capiranno che è fondamentale portare il risultato a casa anche quando non è la giornata migliore. Certo, se giochi bene hai più possibilità di vincere, ma sappiamo bene che il risultato non è mai 'uno più uno, uguale a due', altrimenti sarebbe troppo facile e vincerebbero sempre Barcellona e Spagna che sono le realtà che esprimono un calcio più bello o con maggior possesso palla".
"Il calcio è pieno di dettagli: uno di questi è la componente psicologica, come la consapevolezza di essere forti e vincenti. Si costruisce con il tempo: l'Inter non è una squadra vecchia e si sta costruendo, ma non è nemmeno nuova e un gruppo di giocatori si conosce già da qualche anno. Prima di vincere serve del tempo, poi arrivano giocatori sempre più forti e si alimenta la mentalità vincente. È quello che il club sta cercando di costruire e la strada è quella buona".
"I calciatori devono rendersi conto di quanto sono forti. Non si possono fare partite come quelle contro il Barcellona e poi vivere evidenti cali di prestazione all'improvviso".
"Sinceramente, penso che l'Inter sia rimasta corta come centrali. Non se ne possono avere quattro di ruolo per un reparto in cui si gioca a 3. Nelle squadre vincenti in cui ho giocato, avevamo sempre come minimo quattro centrali per due posizioni, ma siamo arrivati ad averne anche sei. Immagina la concorrenza degli allenamenti: era una guerra continua per giocare o essere titolare".
"Sì, è una concorrenza positiva che spinge tutti a dare il 110%: in quel caso non esiste che tu abbassi la guardia, il compagno altrimenti ti mangia. Attenzione, non è un rilassamento consapevole e volontario. Accade e basta, è come se il corpo lo capisse. Più la concorrenza è serrata e forte, più il livello sale. Altrimenti ti rilassi. De Vrij è un esempio di questo meccanismo".
"Non è certo scarso, è un grandissimo giocatore. Magari se si fosse sentito più in discussione con qualcuno pronto a rubargli il posto, non avrebbe avuto questi cali. Sono dinamiche che conosco perché le ho vissute: questa concorrenza è necessaria".
"Per me no. Se un giocatore ha la testa, vuole solo giocare. È chiaro che uno può sapere che a fine anno cambia squadra, ma una persona che gioca a calcio da quando ha 5 anni non fa questo ragionamento. Conosce il valore della maglia che indossa e non pensa al futuro o allo stipendio".
"Hanno caratteristiche diverse alle mie perché ero piccolo e veloce, ma mi rivedo nell'atteggiamento di Skriniar. Lui è uno che va alla caccia del pallone finché non lo recupera, non gli dà tregua finché non toglie la palla all'attaccante. Lui si accanisce, quella è la vocazione del difensore. Non gli si può chiedere di fare il regista: il difensore deve difendere, squadra e portiere. Se non hai quella vocazione come prima cosa... Questo atteggiamento contagia anche i compagni. Ovvio, poi a questi livelli devi saper giocare e Skriniar è molto bravo".
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