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Coronavirus, Faggiano: “Campionato da finire? Dobbiamo essere pronti a tutto. La A a 22 squadre…”

Le parole del direttore sportivo del Parma

Matteo Pifferi

Lunga intervista concessa a La Gazzetta di Parma dal direttore sportivo del club ducale Daniele Faggiano che ha parlato della possibile ripresa del campionato:

«Su questo aspetto non mi voglio esprimere perché prima bisogna tornare alla normalità. L'ho già detto e lo ribadisco: fare ipotesi ora rischia di diventare un esercizio ozioso e superfluo perché le chiacchiere le porta via il vento. Aspettiamo e dobbiamo essere pronti a tutto».

In queste settimane avrà parlato certamente con alcuni giocatori. Che valutazioni fanno della situazione posto che la tutela della salute viene sempre al primo posto?

«La valutazione che fanno è proprio quella. Ne abbiamo parlato quando ci siamo visti (prima delle limitazioni imposte dal Governo) e tutti concordano sul fatto che la sicurezza deve oggi essere al primo posto con tutte le garanzie del caso. Cosa che peraltro avevo detto prima di Torino-Parma (partita che era stata poi rinviata, ndr). In quella occasione si era paventata l'ipotesi di giocare il giorno dopo (il lunedì) ma avevo detto di no proprio perché non ritenevo che la salute dei giocatori sarebbe stata adeguatamente tutelata. Oggi è questo il pensiero comune e ne sono contento».

A questo punto, e veniamo a un tema che la riguarda in prima persona, cambiano anche le prospettive di un mercato (quello per il prossimo anno) che potrebbe dilatarsi a dismisura arrivando a sovrapporre la sessione estiva a quella invernale. E' d'accordo?

«Si è detto che si potrebbe arrivare a dicembre compattando i due mercati (quello estivo e quello invernale). Sulle ipotesi non mi esprimo perché potrei essere smentito già oggi. Ma se penso che fino a qualche anno fa non si giocava a Pasqua o a Natale e adesso si gioca, penso che ci si possa abituare a tutto. E anche per quanto riguarda il mercato ci adegueremo alle decisioni che verranno prese che in questo caso sono determinate da cause di forza maggiore».

Da questa terribile emergenza uscirà un'Italia molto cambiata. Anche il calcio potrebbe uscirne molto cambiato?

«Spero che cambi in meglio e con il cuore. Mi spiego, bisogna recuperare una dimensione più umana nel senso che ci si dovrà impegnare non solo per tutelare il proprio orticello ma avendo una visione comune e meno egoistica. Penso alla nostra società che, pur essendo una azienda, non è un business ma una passione portata avanti da imprenditori che investono ma lo fanno per il legame che hanno con il club e con la città».

C'è chi ipotizza, il prossimo anno, una serie A allargata a 22 squadre. E' d'accordo?

«Di tutte le proposte che ho sentito in queste settimane, mi sembra la meno percorribile. Aumentare il numero delle squadre vorrebbe solo dire aumentare i problemi che, purtroppo, già ci sono».