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Intervistata dal Corriere dello Sport la virologa Gismondo dell'Ospedale Sacco di Milano ha parlato della situazione e dell'emergenza Coronavirus che ha colpito anche due calciatori: Rugani della Juve e Gabbiadini della Samp.
Questi atleti rischiano conseguenze, strascichi una volta negativizzati?
«Assolutamente no, 14 giorni a casa con mascherina e un bagno proprio, se invece ci sono sintomi come quelli di un raffreddore o di un’influenza occorreranno altri 14 giorni di isolamento una volta finiti i sintomi. Dopo torneranno in forma come quando si ha una forma influenzale».
Come è partito il contagio nel nostro Paese?
«Il contagio da Covid-19 in Italia è partito da un ospedale, quello di Codogno, dove un paziente con il nuovo coronavirus è stato ricoverato senza che fosse chiara la causa della sua patologia respiratoria. Lì è avvenuta la disseminazione di tanti contagi contemporanei. Di qui la differenza tra la Lombardia e il resto d’Italia, tra l’Italia e altri Paesi. Poi c’è il fatto che da noi poi i test si fanno a tappeto, a carico del servizio sanitario. Negli Stati Uniti per esempio sono a carico dei privati, al costo di 3.300 dollari, in parte rimborsati dalle assicurazioni ma nella maggior parte dei casi a carico del sospetto infettato. E chi vuole spendere 3.300 dollari per un tampone? Di qui falle nei controlli e numero di casi confermati basso».
Tornando ai calciatori risultati positivi, gli atleti sono più esposti al contagio?
«Sì, sia per una sorta di momentanea depressione immunitaria conseguente a uno sforzo fisico intenso sia perché poi sono a contatto come avviene negli spogliatoi dove il caldo umido ambientale favorisce la persistenza delle goccioline di tosse o starnuti nell’aria e nell’ambiente. Di conseguenza se c’è un soggetto infettato ma senza sintomi diventa facile fonte di contagio. Quindi quarantena obbligata per le due squadre ma anche per i familiari di chi risulta positivo».
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