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CorSera – All’Inter serviva un miracolo. Non le resta che invocare Zanetti ma ormai…

Il calcio è strano, ma ha una sua logica. Sarebbe dovuto accadere un evento incredibile perché l’Inter, staccata di 23 punti, che aveva vinto una partita nelle ultime nove (mai nel 2014) e segnato un gol nelle ultime quattro, riuscisse a non...

Francesco Parrone

Il calcio è strano, ma ha una sua logica. Sarebbe dovuto accadere un evento incredibile perché l’Inter, staccata di 23 punti, che aveva vinto una partita nelle ultime nove (mai nel 2014) e segnato un gol nelle ultime quattro, riuscisse a non perdere contro la Juve, reduce da 12 vittorie e un pareggio (in dieci), nello stadio dove persino la Roma era stata travolta (0-3). La partita ha confermato tutto quanto si immaginava potesse accadere, con il risultato finale (3-1), che sta stretto ai bianconeri: la Juve è di un altro pianeta, per tutto il campionato (Roma a parte) e lo è soprattutto per questa Inter, che si è svegliata soltanto nell’ultimo quarto d’ora, quando l’avversaro ha staccato il piede dall’acceleratore. La sintesi del match è nell’immagine sconsolata di Zanetti in panchina, dopo il 3-0 di Vidal, il segno della fine di un ciclo, già chiuso da tempo e che potrà ripartire chissà fra quanto.

La Juve ha chiuso il primo tempo avanti di una sola rete per la voglia di stupire, non si sa se perché troppo forte, rispetto all’avversario e quindi sicura di poter segnare in qualsiasi momento oppure perché impegnata a cercare il supergol. La partenza bianconera è stata impressionante: doppia palla-gol per Tevez, con doppio miracolo di Handanovic; Kuzmanovic a rischio espulsione per un’entrata senza controllo; il vantaggio su colpo di testa di Lichtsteiner, liberissimo in area (Rolando che teneva in gioco tutti, Juan Jesus che si è fermato prima per oscuri motivi), dopo essere stato pescato da un lancio magnifico di Pirlo (lui pure liberissimo). L’Inter, incapace di costruire un’azione offensiva degna di questo nome, si è limitata a difendere la sconfitta, idea nemmeno malvagia, vista la sproporzione delle forze presenti sul prato dello Stadium e sperando nelle stelle, che sembravano propense a darle una mano, quando su una palla non ben controllata da Bonucci a metà campo, Kovacic è partito in contropiede e ha servito il pallone del possibile 1-1 a Palacio, che in corsa, ha mandato alto. Il primo tempo ha messo in vetrina l’enorme differenza di forza fisica e tecnica fra le due squadre: la Juve sempre aggressiva in mezzo al campo, sostenuta da una condizione atletica a tratti travolgente, anche se un po’ distratta al momento di chiudere negli ultimi venti metri; l’Inter troppo morbida nei contrasti, lenta nel ripartire, impacciata nel controllo del pallone, soffocata dal pressing bianconero.

L’Inter è collata in avvio di ripresa, con i bianconeri che hanno capitalizzato gli incredibili errori avversari: su un angolo, Nagatomo ha avuto la brillante idea di colpire di tacco al limite dell’area, consentendo ai bianconeri di riproporsi con Vidal e poi con Pogba per lo scarico su Chiellini e il 2-0 che, nei fatti ha chiuso la partita. Per evitare possibili equivoci, subito dopo l’ingresso in campo di Milito, gli interisti hanno pensato bene di prendere gol su rimessa laterale, con Vidal che ha avuto il tempo per colpire, dopo la prodezza di Handanovic su Pogba. Ha colpito nella fase successiva della gara l’intensità con la quale la Juve ha continuato a pressare e a cercare il quarto gol, salvo farsi sorprendere dalla conclusione di Rolando su angolo, il secondo gol nerazzurro nel 2014, che ha tolto un po’ di sicurezza agli juventini (Bonucci di testa ha rischiato l’autogol). Un piccolo campanello d’allarme per la squadra di Conte, che dopo il 3-0 alla Roma (5 gennaio) ha sempre subito almeno una rete (Cagliari, Sampdoria, Lazio e Inter, cinque gol in quattro partite). Si è creata così una strana situazione: i bianconeri non hanno sfruttato gli spazi enormi per il quarto gol (palo esterno nel recupero dell’applauditissimo Vucinic), l’Inter (dentro anche Botta) ha mancato il 3-2 con Palacio e ha cercato di fare qualcosa in attacco. Troppo tardi per tutto, troppo forte la Juve. Ai tifosi dell’Inter non è rimasto che invocare Zanetti, mentre si allenava. Ma il passato non torna.