- Squadra
- Calciomercato
- Coppa Italia
- Video
- Social
- Redazione
ultimora
Otto giorni per capire. Oggi l’Atalanta; giovedì l’Udinese, ancora a San Siro; lunedì 31 marzo il Livorno. Ci sarebbero le condizioni per immaginare un salto in avanti dell’Inter, reduce da sei partite utili consecutive (quattro vittorie e due pareggi). Ma Walter Mazzarri tocca ferro: «Quando in passato ci è sembrato di avere il calendario in discesa, è arrivato il momento più difficile. Le partite in Italia sono tutte complicate; noi dobbiamo essere sempre concentrati, lavorare su noi stessi e dare il massimo come è successo a Verona. Poi verrà l’ora dei bilanci». Visto dalla parte del tecnico interista, il problema è doppio. L’Atalanta, per tradizione, quando arriva a San Siro per il derby nerazzurro, moltiplica le proprie forze. Ultima vittoria interista (sotto la pioggia): 24 aprile 2010, tre gol (Milito, Muntari e Chivu), dopo il vantaggio di Tiribocchi. Poi un pareggio (0-0, 18 marzo 2012) e il successo atalantino del 7 aprile 2013 (da 3-1 a 3-4), con tripletta di Denis (compreso un rigore per un fallo inesistente): l’inizio del precipizio (dal quinto al nono posto finale). «L’Atalanta è stata spesso la bestia nera non solo dell’Inter, ma anche per me quando non ero qui. È già salva e dovremo mettere in campo tutta l’attenzione possibile».
Anche perché la squadra di Colantuono è reduce da tre vittorie consecutive (Chievo, Lazio a Roma e Sampdoria). Il secondo problema è legato alla tendenza a pensare (tutti) troppo a quello che sarà, a come cambieranno in estate società e squadra e poco a quello che è: «Il campionato è tutt’altro che concluso; dieci giornate sono un quarto del torneo e 30 punti in palio sono tanti». E queste partite sono decisive non soltanto per andare in Europa, ma anche per capire meglio a che punto è la costruzione di una squadra, che dovrà avere come obiettivo della prossima stagione il ritorno in Champions League. Se poi Mazzarri guarda a quello che è stata la stagione in alcuni momenti durissima, con un cambio societario storico e un mese di gennaio tormentato, cresce l’amarezza per tutto quanto è stato lasciato per strada: «Credo che ci manchino dai 4 ai 6 punti, senza esagerare. Se li avessimo ora, lo scenario di classifica sarebbe molto diverso». Tutte le squadre possono tenere un conteggio di questo genere, ma i pareggi con Cagliari (a Trieste), Torino (Bellomo, 45’ s.t.) e Sampdoria (Renan 44’ s.t.) autorizzano le amarezze da parte dell’allenatore: «Eravamo partiti bene, poi c’è stato un momento in cui abbiamo raccolto troppi pareggi, lasciando punti per strada. A volte anche la sfortuna ha avuto un peso: contro il Chievo ci hanno annullato un gol buono e non sempre abbiamo giocato male, anche quando non abbiamo vinto. Ma nemmeno dopo Inter-Catania 0-0 ero pessimista; a volte sono gli episodi a cambiare le partite e i giudizi. Il cammino di questa squadra potrebbe essere considerato ottimo se continueremo così fino alla fine, ma è presto per le conclusioni. Finire bene questo campionato è fondamentale per cominciare bene il prossimo». Con l’Atalanta dovrebbe giocare la stessa Inter che ha vinto a Verona, con la conferma di D’Ambrosio a sinistra, di Ranocchia al centro della difesa, di Hernanes, l’uomo che ha cambiato faccia alla squadra e della coppia Icardi-Palacio.
© RIPRODUZIONE RISERVATA