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CorSera – De Sciglio al posto di Abate. Clima derby poco esaltante, solo l’EL…

Mattia De Sciglio in campo, rigorosamente a destra (con Abate in panchina): «È possibile, leggo tante cose ma quando De Sciglio è stato bene ha sempre giocato». Mario Balotelli, zero gol nei derby di Milano, ancora solo là davanti (con...

Francesco Parrone

Mattia De Sciglio in campo, rigorosamente a destra (con Abate in panchina): «È possibile, leggo tante cose ma quando De Sciglio è stato bene ha sempre giocato». Mario Balotelli, zero gol nei derby di Milano, ancora solo là davanti (con Pazzini in panchina e, finalmente, anche El Shaarawy tornato tra i convocati in fondo a un anno storto): «Mario solo? In campo ci vanno 11 giocatori». Ostinazione, sicurezza di sé, nessunissima voglia di rendere conto delle proprie scelte. Una sfida, se volete. Clarence Seedorf cerca il colpo grosso nel suo primo, e molto probabilmente ultimo, derby di Milano da allenatore: a modo suo. Quando la domanda arriva dritta (sarà la formazione di Galliani o di Seedorf?) svicolare diventa più difficile: «Galliani sin dall’inizio mi ha detto “Lei è l’allenatore e ha l’autonomia di scegliere chi va in campo”. Io ho detto che non voglio fare l’ad, lui non vuole fare l’allenatore, quindi siamo in totale sintonia, per l’interesse del Milan». My way. I desiderata della società, quindi anche quelli di Silvio Berlusconi, non saranno esauditi. Seedorf, rispetto alla sconfitta di Roma inserisce solo Poli (a sinistra, con Taarabt a destra). «Se ho sentito il presidente? Non siamo qui per parlare di cose personali».

Il clima è questo. È paradossale, ma il risultato di un derby non è mai contato così poco al Milan. È ovvio, la sfida all’Inter basta da sola ad accendere le motivazioni di tutti e vincere avvicinerebbe l’obiettivo Europa League (almeno il sesto posto perché l’Inter, quinta, dista 6 punti). Ma una vittoria non farebbe cambiare idea alla società salvando la panchina a Seedorf (ieri l’ad Adriano Galliani prima di assistere all’allenamento a Milanello è andato a vedere la Primavera di Pippo Inzaghi, sostituto designato) e una sconfitta non farebbe cambiare idea all’allenatore, convinto di aver ottenuto il massimo e di aver avuto in cambio solo conferme alle proprie teorie. «La sconfitta di Roma ci ha dato più convinzioni. Il nostro obiettivo era finire l’anno in maniera dignitosa, i risultati ci sono stati, ma il merito è soprattutto della squadra». Per quel che lo riguarda, Seedorf si sente sempre più allenatore: «Ho vissuto con grandissimo entusiasmo il mio lavoro in campo, un po’ meno quello con voi (intende i giornalisti, ndr). È stato meraviglioso, sono riuscito a dare tanto, questo scambio era quello che cercavo». Soprattutto si sente ancora allenatore del Milan: «Non mi serve una conferma, ho due anni di contratto. E il contrario non è mai stato detto». 

Costretto a una diplomazia che gli riesce difficile, impossibilitato a dire una sola parola contro i silenzi della società, deciso a negare ogni frattura nello spogliatoio, Seedorf ha identificato, senza troppa originalità, nella stampa il cattivo della storia: «La cosa che dà fastidio non sono le critiche per le scelte ma la poca ricerca della verità». Resta un derby da vincere, almeno per una questione d’orgoglio, come ha detto il capitano Montolivo (il Milan contro le prime cinque in classifica ha totalizzato 7 sconfitte, un pari e una vittoria): «Può essere una partita simbolo per i nostri tifosi». E poi, come diceva la canzone? «E ora la fine è vicina, affronto l’ultimo sipario... A modo mio».