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CorSera – Derby senza grandezza ma Mazzarri è prudente. Zanetti, Milito e…

Visto dalla parte dell’Inter, questo derby n. 283, senza la grandezza delle sfide passate, rappresenta l’occasione per avvicinarsi all’Europa in maniera decisiva. Ma il decimo derby che si gioca a maggio (quattro vittorie a testa e due...

Francesco Parrone

Visto dalla parte dell’Inter, questo derby n. 283, senza la grandezza delle sfide passate, rappresenta l’occasione per avvicinarsi all’Europa in maniera decisiva. Ma il decimo derby che si gioca a maggio (quattro vittorie a testa e due pareggi) è anche una partita carica di storia, perché è destinata in qualche modo a chiudere un’epoca. È l’ultima volta contro il Milan (anche se dalla panchina) per Javier Zanetti, che ha affrontato i rossoneri 45 volte (18 vittorie, 10 pareggi, 17 sconfitte) e che all’andata era titolare, e che da giugno dovrà andare a imparare l’inglese e qualche nozione di marketing, come gli ha suggerito il presidente Thohir. È l’ultimo derby anche per Diego Milito, che di gol al Milan ne ha segnati sei (il primo il 30 agosto 2009) e che sta già preparando le valigie, dopo 14 presenze (e due gol al Sassuolo) in questo campionato tormentato e disseminato di pareggi. Ma rischia di essere l’ultima volta da interista contro il Milan, per Walter Samuel, che alla fine troverà spazio altrove (Firenze), lui che nel derby del 23 dicembre 2007 si era rotto il legamento crociato per non far segnare Kakà. È la vita. E non sarà l’ultimo derby per Esteban Cambiasso, solo se sarà disposto ad accettare una consistente riduzione di ingaggio, perché i tempi sono cambiati e adesso c’è il fair play finanziario.

Anche se i rossoneri sono staccati di sei punti, Mazzarri sa che la partita di stasera può diventare una trappola infernale per l’Inter: «In generale io non ho paura di nessuna squadra, perché mi fido dei miei, ma rispetto per tutti. E so che questo Milan è tutto tranne che una squadra in crisi. Ha valori importanti, da Kakà a Balotelli e arriva alla partita con l’Inter dopo cinque vittorie consecutive e la sconfitta di Roma. E non dimentico nemmeno che fino al gol di Pjanic, nato da un’iniziativa personale, stava giocando meglio degli avversari». L’emozione della prima volta (tacco di Palacio, 22 dicembre 2013) è passata, «ma so benissimo che il derby non è mai una partita come le altre; conta moltissimo per i tifosi e avverto l’emozione del momento, che continuerò a vivere se avrò la fortuna di disputare altri derby; ho molta adrenalina e so che dobbiamo fare molto bene in queste tre partite che ci rimangono, perché servono per il presente e per il futuro. Poi quando il campionato sarà finito, ci sarà tempo per tutte le analisi possibili».

All’andata, dall’altra parte, c’era Allegri, adesso c’è Seedorf, uno che ha avuto subito la libera docenza all’università. Il percorso di Mazzarri da allenatore è stato più sofferto: «Spesso è importante essere stati campioni; lui si è guadagnato la panchina del Milan perché ha avuto una grande carriera; perché conosceva il presidente; perché ha avuto un’opportunità. Ma è un discorso che vale per altri, penso a Mancini o ad Ancelotti. Io queste opportunità non le ho avute, ma non mi lamento; sono contento di quello che ho fatto, partendo dall’Acireale». E se stasera dovesse riuscire a vincere il secondo derby (su due), sarà ancora più contento.