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CorSera – E’ l’Inter delle grandi alleanze. L’operazione soddisfa Moratti…

Francesco Parrone

Nasce l’Inter delle grandi alleanze. Massimo Moratti, nel Consiglio d’amministrazione di ieri, in vista dell’assembleadi fine ottobre (martedì 29), che approverà il bilancio e l’aumento di capitale già sottoscritto da tempo (88...

Nasce l’Inter delle grandi alleanze. Massimo Moratti, nel Consiglio d’amministrazione di ieri, in vista dell’assembleadi fine ottobre (martedì 29), che approverà il bilancio e l’aumento di capitale già sottoscritto da tempo (88 milioni), ha spiegato che la trattativa con Erick Thohir e i suoi soci è (quasi) in dirittura d’arrivo. La firma degli accordi può essere questione di ore o di giorni (tre settimane), perché non tutto è ancora a posto e a volte i dettagli contano. Quello che si è capito è che la quota del 70% delle azioni interiste verrà ceduto da Moratti a tre soci indonesiani (Thohir, Rosan Roesliani e Handy Soetedjo), uniti in una holding. Al presidente resterà il 30%, cioé la stessa quota che sarà di Thohir, mentre gli altri due soci asiatici avranno il 20% ciascuno.

È possibile che nel pacchetto azionario di Thohir confluiscano quote di altri due soci indonesiani, mentre regge, per ora, l’ipotesi di un consiglio composto da sette persone, con tre posti per la famiglia Moratti e quattro alla holding indonesiana. Il tempo non breve di questa trattativa si spiega con la necessità di arrivare ad un accordo che potesse piacere a tutti e che garantisse il rinnovamento nella continuità per il club. Ha spiegato il presidente in consiglio: «Ho incontrato i nuovi soci a Parigi, li ho trovati perbene, ne ho apprezzato il carattere, li ho trovati convinti dell’operazione e uno di essi, ha dimostrato di essere interista vero; non vengono come conquistatori, ma per sviluppare l’Inter come società, per dare più forza al club dal punto di vista economico-finanziario, per consentirgli di crescere ancora, in linea con quanto imposto dal calcio di oggi, che ha bisogno di nuove risorse».

L’operazione, così come si è configurata in queste ore, è in linea con quanto Moratti aveva progettato fin dai tempi dellacessione di una quota del pacchetto azionario ai cinesi (1° agosto 2012): non un disimpegno totale dalla società, ma laricerca di un socio forte, che potesse immettere capitali nel club, per riportarlo ai massimi livelli di competitività, così come il presidente aveva chiarito di ritorno da Parigi il 20 settembre: «Visto che ora ci sono giocatori che costano 100 milioni, bisogna capire l’esigenza di ristrutturare la società per affrontare questo tipo di situazione. Perché l’Inter non può rimanere ad un livello diverso da questo».

Il fatto che il 70% non va tutto a Thohir, ma ad una holding, spiega anche perché Moratti continuerà ad avere un ruoloforte all’interno della società, almeno nel prossimo biennio e perché il magnate indonesiano gli chiederà pubblicamente direstare ancora presidente, anche se non è certo questa la preoccupazione di Moratti, che si è mosso nell’esclusivo interesse del club, per renderlo più forte e per dargli quella competitività che anche per il fair play finanziario imposto dall’Uefa non poteva più avere con questa struttura societaria. La presenza di Moratti ai vertici del club con una quota importante (30%) non è tanto una garanzia per i tifosi (ognuno, in questo caso Thohir, è responsabile di quello che fa),ma vuole essere un segno di continuità per un club che si apre ai nuovi mercati e che spalanca una strada, quella dell’Oriente, per il calcio italiano, che non riesce a trovare investitori all’estero al contrario di quello inglese e francese.

Resta l’entusiasmo di Moratti per l’Inter targata Mazzarri; a lui è piaciuta anche quella che ha pareggiato a Triestecontro il Cagliari, perché, ha spiegato ai consiglieri «siamo sulla buona strada». E questa è la base tecnica dalla quale partire per dare un futuro diverso all’Inter. In società, ma anche sul campo.