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CorSera – Finisce l’Inter della passione, inizia quella dell’autofinanziamento. Mazzarri…

Francesco Parrone

Tramonta oggi, a Verona, contro il Chievo, l’Inter del triplete, quattro anni dopo la finale di Madrid contro il Bayern. Lasciano Zanetti, Milito e Samuel, che ha salutato tutti con la stessa classe con cui per nove anni ha vestito il nerazzurro...

Tramonta oggi, a Verona, contro il Chievo, l’Inter del triplete, quattro anni dopo la finale di Madrid contro il Bayern. Lasciano Zanetti, Milito e Samuel, che ha salutato tutti con la stessa classe con cui per nove anni ha vestito il nerazzurro (14 trofei e due legamenti crociati): «Grazie a tutti: alla mia famiglia, a Moratti e ai miei compagni. È stato un grandissimo ciclo, però ora voglio una nuova avventura. Sono orgoglioso di questi nove anni passati qui, non triste, ma contento di tutto quello che ho fatto». Esce di scena anche Esteban Cambiasso, perché al penultimo giorno della stagione ha saputo quello che aveva già capito interpretando i mesi di silenzio dei vertici nerazzurri. Glielo ha detto ieri in forma ufficiale il d.s. Ausilio: «Ci sono motivi di strategia per cui abbiamo pensato di non proporre un rinnovo di contratto. Lui non ci ha mai chiesto niente e credo che prima o poi lo rivedremo qui, in altro ruolo». Come Samuel, anche Cambiasso non ha intenzione di smettere con il pallone ed è stasera, in una partita che non ha nulla da dire per la classifica, che l’Inter volta pagina, rispetto al modello proposto dalla famiglia Moratti.

Un’Inter di idee, di novità, di passione, ma anche di investimenti, di progetti, di vittorie (dalla Coppa Uefa al Mondiale per club, sedici in tutto), di fuoriclasse, di talenti, di rispetto per la storia nerazzurra, di vicende umane, non tutte felici e non tutte semplici, ma sempre speciali. Ed è per questo che forse stasera in tribuna ci sarà anche Moratti. L’Inter volta pagina per dare il via ad una stagione dai contorni incerti. Ausilio ha tracciato con chiarezza il futuro. Non si sa, ad esempio, se Mazzarri prolungherà o no il contratto (scade nel 2015), come gli è stato proposto dal club: «Non saranno problemi; magari il tecnico si è preso un po’ di tempo per pensarci. Queste cose richiedono una riflessione; non stiamo pensando a nessun altro; lui sarà il nostro allenatore anche se non dovesse rinnovare, ma credo che lo scenario sarà diverso». Se Mazzarri resterà (formula ipotetica, perché i programmi in certi casi contano più dei soldi), troverà un’Inter che Ausilio ha definito «autofinanziata e basata su giocatori funzionali al progetto, non per forza su grandi nomi. Cercheremo giocatori in grado di portare valori e carisma, che perdiamo con l’addio dei quattro argentini». Vidic è preso; si cercano un esterno sinistro, uno o due attaccanti (Tom Ince è a fine contratto, ma si dovrà vedere); almeno un centrocampista. Erkin del Fenerbahçe resta sotto osservazione come Nilton. È pronto il rinnovo del contratto di Ranocchia; qualche giovane rientra (Khrin); resta da definire la situazione di Alvarez e Guarin, perché per autofinanziarsi qualcuno dovrà partire; c’è la volontà di tenere Rolando, «ma non vogliamo svenarci per il riscatto». Di certo il 9 luglio, il giorno della partenza per il ritiro di Pinzolo, l’Inter sarà un cantiere aperto.