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All’ora di pranzo, l’Inter cerca la vittoria a San Siro, che manca dal 29 ottobre (1-0 alla Samp). Poi sono arrivati il Verona (2-2), l’Udinese (1-2) e la Lazio (2-2) più il derby (1-1, ma era il Milan a giocare in casa). I nerazzurri, senza Ranocchia, Juan Jesus e Kovacic (squalificati), ci riprovano contro il Genoa, che sta avanti di cinque punti e che con Gasperini in panchina aveva resistito due volte a Mourinho (doppio 0-0) a San Siro. «Dovremo fare pochissimi errori, perché troviamo una squadra fastidiosa, forte, aggressiva composta da giocatori bravi e veloci». La vigilia di questa che è anche la sfida fra Handanovic e Perin è stata carica di avvenimenti e di osservazioni. Gasperini ha etichettato il suo bimestre all’Inter (luglio-settembre 2011), come «una bruttissima esperienza; sarebbe stato meglio se non fosse nemmeno iniziata. Hanno avuto l’idea sbagliata loro a prendermi, ma anch’io ho sbagliato ad accettare, visto che avevamo una concezione di calcio e di lavoro completamente diversa. Grazie a Preziosi ho avuto la possibilità di ripartire, io in questi tre anni mi sono ripreso mentre le difficoltà dell’Inter mi sembrano cresciute. Mi auguro che con Mancini ci siano la credibilità e la possibilità di riportare l’Inter a livelli più competitivi».
Mancini rispolvera Palacio, in attesa di capire che ne sarà della caviglia («ma lo vedo sempre meglio») e riparte da Podolski, non da Shaqiri, che pure è stato convocato. Causa lo stop della Bundesliga, lo svizzero «è fermo dal 19 dicembre e avrà un’autonomia di 3-4 minuti. Non è il caso di rischiare che si faccia male». Le due novità nerazzurre hanno già fatto cambiare umore alla concorrenza. Montella, ad esempio, prima di Fiorentina-Palermo: «L’Inter ha fatto due colpi importanti. Ma vorrei anche capire un po’ di più come funziona questo fair play finanziario, sembrava che non avessero risorse e invece...» La risposta di Mancini è arrivata subito: «Non sono la persona giusta per dare questo genere di spiegazioni, ma se Vincenzo ha voglia di farlo, può andare in sede e chiarirà i suoi dubbi. Fin qui abbiamo preso due giocatori in prestito; a giugno vedremo». Mancini, comunque, non è apparso impressionato dagli strali di Montella. Ha chiarito che «Podolski e Shaqiri hanno scelto di venire perché nel mondo ci sono pochi club grandi come l’Inter. Per rivincere bisogna prendere giocatori che ci migliorino e che ci aiutino a tornare in alto». L’idea sarebbe quella di cambiare ancora la squadra in mezzo al campo e in difesa (anche con le uscite). Osvaldo è fuori rosa («ma non ne voglio parlare»); Mario Suarez dell’Atletico Madrid piace molto, e c’è la possibilità di prenderlo, con la clausola che il club spagnolo potrebbe poi riacquistarlo. Il vero obiettivo del tecnico è portare a casa (o tenere) giocatori di alto livello, al punto che ha fatto finta di confondere il Suarez (Mario) dell’Atletico (spagnolo) non quello (Luis, uruguaiano) Suarez del Barcellona («magari in prestito»). Molto ha cambiato, Mancini, ma contro la Juve è partito con la stessa squadra che aveva avuto a disposizione Mazzarri e il terzo posto resta lontano otto punti. «Non siamo ancora vicini alla mia idea di Inter, ma ci stiamo lavorando e sono fiducioso. Non conta chi gioca, conta che si torni a vincere. E il momento di inizare a fare una serie di vittorie». Non si può vivere soltanto di mercato.
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