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L'edizione odierna del Corriere della Sera analizza la gara di ieri sera tra Inter e Palermo, analizzando le magagne della squadra nerazzurra ed eleggendo Gilardino vincitore della sfida tra bomber con Mauro Icardi:
SENZA CONTINUITA' "Un’altra notte senza sorrisi, un’altra partita senza vittoria: per l’Inter sono 4 di fila ormai, il flash di inizio stagione è una foto fondo seppia, il presente racconta di una squadra implosa, difficile da capire forse anche perché non si capisce nemmeno lei. I manciniani giocano a sprazzi, talvolta molto meglio di quando vincevano, eppure questo non basta perché è la continuità che serve e l’Inter non ce l’ha. Così il Palermo, organizzato e con discreta qualità, l’ha ingabbiata in un 1-1 corretto, infilandosi pure in quello che pareva finora il punto di forza nerazzurro: la tenuta difensiva. Giusto così. L’Inter deve lavorare ancora tanto e trovare/ritrovare due uomini fondamentali: Kondogbia, bocciato dopo 55’, e Icardi, nettamente sconfitto nel duello dei centravanti da un maestro come il 33enne Gilardino. Non una bella cosa".
COOPERATIVA DI MUTUO SOCCORSO - Anche stavolta l’Inter, come un vecchio furgone diesel, ha impiegato un po’ ad accendersi. Ritmi compassati, lenta sistemazione del 4-4-2 con la novità Nagatomo a destra al posto di Santon, la cerniera mediana Medel-Kondogbia, Guarin e Perisic sulle fasce, Icardi e Jovetic attaccanti. Ma il Palermo era una cooperativa del mutuo soccorso dove Maresca svettava con la nota saggezza, Vazquez cuciva i reparti e Gilardino insegnava come deve giocare per la squadra un centravanti. Dal suo lavoro di sponda ai 30 metri nascevano due chance per Vazquez al 16’ e al 27’ ma Handanovic rispondeva sveglio, e un’altra volta Gilardino inzuccava fuori.
SCOLLATURA TRA I REPARTI - E l’Inter? Dando pugni al cruscotto, intrecciando i cavi, finalmente prendeva la strada. Niente di eccitante, ma almeno occupava il territorio nemico. Perisic si accentrava per unire ciò che, per struttura, questa Inter tende a tenere diviso: l’attacco dal resto del corpo. Ma se a sinistra appariva Telles, a destra la catena Nagatomo-Guarin faticava, in mezzo Kondogbia non accompagnava mai e Jovetic era costretto ad arzigogolare in un labirinto. L’unica occasione nasceva al 39’ da un cross di Telles, sponda di Icardi e tiro di Guarin ribattuto da Gonzalez. Troppo poco.
L'INTER NON GESTISCE - Ecco perché il Mancio, dopo 10’ della ripresa, muoveva le acque: bocciato Kondogbia, dentro Biabiany a destra e Guarin scalato in mezzo. Come per magia, o più probabilmente come risultato di un teorema finalmente logico, arrivava il gol. Scucchiaiata di chef Jovetic per Biabiany che sgusciava alle spalle di Hiljemark e fiondava teso per Perisic: appoggio in pantofole e 1-0. L’Inter pareva pronta a gestire e magari raddoppiare, invece no. Gilardino, noto ammazza Inter, pareggiava dopo 7’ correggendo da un metro su assist di un grande Vazquez, ma l’origine del tutto era il liscio di Murillo su rinvio sul corner rosanero.
BOCCIATURA PER ICARDI - Eccola la partita, ed era ora. Bella, tesa, aperta. L’ex furgone Inter era adesso una Formula 1 furiosa, ma il Palermo non tremava: Telles salvava su Rispoli, poi Guarin, ovviamente più a suo agio in centro, impegnava Sorrentino con una stangata da Mondello. Mancio bocciava pure Icardi (dentro Ljajic); Doveri espelleva, sbagliando, Murillo per secondo giallo (Vazquez cade ma non viene toccato); Guarin a vena chiusa sprecava male un contropiede 5 contro 3; l’In- ter in 10 chiudeva comunque or- gogliosa in attacco e Sorrentino era fenomenale su Biabiany al 90’. Un bel segnale finire così, ma è molto di ciò che c’è stato prima che deve far riflettere: che cos’è davvero questa Inter?
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