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Samir Handanovic hero of the day, eroe del giorno. Dovremmo dire del mese o del trimestre dato che sono diverse partite che lo sloveno risolve parecchi problemi con i suoi interventi tra i pali. Anche il Corriere della Sera si sofferma sul numero uno nerazzurro: «La battuta è velenosa, ma gira sulla Rete: una volta all’anno, l’Inter azzecca un acquisto. Se a gennaio 2012 il riferimento era per Fredy Guarin, questa volta la nomination è per Samir Handanovic. La sua era stata una presenza di forte significato già nel derby di andata, ma è diventata decisiva in quello di ritorno, soprattutto nella parata sul colpo di testa di Balotelli, quando si è visto che cosa significhi essere un campione, in linea con la tradizione dei grandi portieri che hanno fatto la storia dell’Inter, una società che ha sempre tenuto in grande considerazione il ruolo (Zenga, Pagliuca, Toldo e Julio Cesar negli ultimi 30 anni). Giocare nell’Inter non è facile per nessuno; giocare in porta in maglia nerazzurra è ancora più difficile. Handanovic ha vinto questa sua sfida personale nel modo più semplice: allenandosi con l’attenzione del super professionista, che nulla lascia al caso. Non soltanto è quasi sempre il primo a presentarsi ad Appiano, ma è quasi sempre l’ultimo ad andarsene, perché cura i dettagli con una precisione che ha pochi riscontri.Vive lontano da Milano e vicino al campo, perché per un portiere la concentrazione è tutto; ha considerato il trasferimento all’Inter come una grande opportunità della vita e ha capito che avrebbe potuto vincere la sua partita soltanto attraverso il lavoro sul campo, con Alessandro Nista, il preparatore dei portieri nerazzurri, voluto da Leonardo e riproposto da Stramaccioni. C’è in Handanovic la convinzione che meno si parla e meno si sbaglia, nel senso fare il portiere è così delicato che si vive sempre sul cornicione. Il suo modo di interpretare il ruolo ricorda quello di Zoff, per dire di un portiere che ha sempre preferito il silenzio. A Firenze aveva provato a prendere tutto, ma i viola erano ovunque; a Cluj, ha evitato che potessero riaprirsi partita e qualificazione. E nel derby ha tenuto in vita l’Inter, mentre i compagni sbagliavano tutto. È l'unico indispensabile in quest'Inter».
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