- Squadra
- Calciomercato
- Coppa Italia
- Video
- Social
- Redazione
ultimora
Parare un rigore è sempre un’impresa, perché il tiro parte da appena undici metri e la porta è larga 7,32 metri (8 yards) per 2,44 di altezza (8 piedi). Prendere sei penalty consecutivi significa essere un fuoriclasse. Eppure sono giorni difficili per Samir Handanovic, che giovedì si è opposto in tutti i modi ai tiri del Dnipro, spingendo l’ Inter ai sedicesimi di Europa League da prima e con una giornata di anticipo. Portiere dell’Inter dal luglio 2012 (al posto di Julio Cesar), dopo aver giocato a Udine (3 partite), Treviso (3 partite), Lazio (1 partita), Rimini in B (39 gare), di nuovo Udine (ma da titolare) per cinque stagioni (176 gare dal 2007 al 2012), non gradisce gli elogi, convinto com’è che portino sfortuna. Perché quello del portiere è un mestiere ben retribuito, ma il più criticato in assoluto. È quasi sempre colpa del portiere e persino Boskov, da allenatore della Samp, al gol del pareggio del Bari (9 febbraio 1992), aveva detto: «Chi ha sbagliato? Pagliuca?» Il portiere sloveno, nato nel 1984, in un giorno storicamente speciale (14 luglio, presa della Bastiglia), fugge da qualsiasi forma di «santificazione», al contrario di alcuni colleghi e detesta chi tenta di sottolineare la sua bravura sui rigori, anche se i numeri sono impressionati: in 32 casi (coppe comprese), da quando Samir è in Italia, chi gli stava di fronte non ha segnato. E in campionato ha toccato quota 20: soltanto Pagliuca (24) ha neutralizzato un maggior numero di penalty. La serie d’oro di sei rigori presi è iniziata a Genova contro la Samp e a Parma nello spazio di sei giorni fra il 13 e il 19 aprile 2014 ed è proseguita in questa stagione con Torino (prima giornata), Cagliari, Verona e due giorni fa con il Dnipro.
Ogni volta che si accenna all’argomento, Handanovic è telegrafico: «Non mi piace parlare di questo. Dico soltanto che può succedere quando si vive di calcio e per il calcio». E chissà come toccherà ferro in queste ore, pensando che domani sera sarà di nuovo in campo e per di più contro la Roma. Giovedì sera, nell’umidità di San Siro, dopo aver neutralizzato il penalty di Konoplyanka, Handanovic, alla centesima partita con l’Inter, aveva evitato di proclamarsi eroe dei due mondi: «Parare è il mio lavoro; comunque se un attaccante tira bene un rigore, un portiere non lo prende mai». Pagliuca, che ha vinto moltissimo con la Samp (anche lo scudetto del 1991), prima di passare all’Inter (Coppa Uefa 1998), ha cercato di spiegare quali sono le qualità che deve avere un portiere abile sui rigori, lui che ne parò uno anche nella finale del Mondiale 1994 (a MarcioSantos): «Studiare i rigoristi è importante, soprattutto ora che è diventato facile farlo, visto che si vede tutto in tv. Ma contano molto istinto e intuito. È fondamentale essere scattanti e reattivi, pronti a tuffarsi dal lato giusto senza troppo anticipo, però. Handanovic mi batterà perché è giovane e ha tanti anni davanti. I record sono fatti per essere migliorati e lui è un grandissimo portiere». Detto senza che lui lo sappia.
© RIPRODUZIONE RISERVATA