Clausole rescissorie da far girare la testa, questa è la nuova moda dei club di mezza Europaper blindare i loro top player. L'ultimo in ordine di tempo è stato il Torino, che ne ha fissata per l'attaccante Belotti una da 100 milioni.
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Gli esempi tra Serie A e gli altri campionati sono tanti. In Italia l'Inter ha blindato Icardi, e il Santos grazie a tutto questo è riuscito a vendere Gabigol per 30 milioni di euro ai nerazzurri: "La domanda da cento milioni ha in realtà una risposta semplice: no, Andrea Belotti non vale tutti quei quattrini. Non oggi, non adesso. Lo sostiene anche il suo allenatore, Sinisa Mihajlovic, che pure lo adora: «Nessuno può costare tutti quei soldi». Ma se il Toro ha scelto di inserire sul suo nuovo contratto — scadenza 2021 — una clausola rescissoria che farebbe di lui il terzo giocatore più pagato della storia dopo Pogba (105) e Bale (101) nel caso in cui un club straniero lo volesse assoldare, è proprio perché oggi quella cifra è sproporzionata rispetto alla reale quotazione di un ragazzo dalle prospettive inimmaginabili ma con uno storico limitato, 28 gol in tre anni di A e soprattutto un chilometraggio internazionale azzerato. Non li vale oggi, il Gallo. Ma domani chissà. È stato lo stesso Urbano Cairo, patron granata, a tratteggiare il piano societario qualche ora dopo l’annuncio del rinnovo, spiegando come si tratti di una sorta di assennata autotutela commerciale.
«Spero che nessuno arrivi a pagare una cifra del genere, perché vuol dire che me lo tengo stretto — le sue parole —. Una clausola speciale, ad un valore molto importante, per metterla in modo tale che, se lo vogliono, devono strapagarlo». La clausola come un’assicurazione sul futuro. Che all’estero va di moda da tempo (per Bale e Cr7 serve un miliardo ciascuno, 250 milioni per Messi) e che da noi sta prendendo piede dopo il caso Higuain: per Icardi l’Inter l’ha fissata a 110 milioni, solo per l’estero, mentre De Laurentiis l’ha pretesa per quattro suoi dipendenti (Rog, Zielinski, Maksimovic e Hysaj). Ma un’assicurazione contro cosa? Soprattutto contro la prepotenza finanziaria di chi, come i club di Premier, può permettersi (quasi) tutto grazie all’impressionante montagna di quattrini derivanti dalla vendita dei diritti televisivi, circa 10 miliardi di euro nel triennio 2016- 2019 che hanno riempito le tasche dei club in maniera orizzontale, 160 milioni solo come quota fissa per ogni squadra contro — per intenderci — i 100 della Juve, e cambiato quindi per sempre dinamiche e proporzioni del calciomercato globale. Gli effetti si sentono anche nella nostra scalcagnata serie A: Gabigol, 21 minuti giocati, è costato quasi 30. Troppo.
Spiega Mino Raiola, uno che di affari se ne intende: «Oggi il valore di un giocatore non dipende più dal giocatore stesso, ma da chi lo compra». Come dire: se hai soldi, ti chiederò più soldi. Secondo una ricerca del sito specializzato transfermarkt.com, nel primo torneo inglese i flussi di denaro per gli acquisti dei giocatori in quattro anni sono raddoppiati passando dai 773 milioni della stagione 2012/13 al miliardo e 420 milioni dell’ultima estate. Soldi in libertà, come quelli sganciati dal Manchester United — non a caso uno dei club già interessati a Belotti — per Paul Pogba dalla Juve, 105, un assegnone che nello specifico ha generato aspettative fin qui non mantenute dal francese. Perché poi questa è l’altra faccia della medaglia: spendi e spandi, che ti frega, tanto ce li hai, poi quando t’accorgi che hai speso male è tardi.
Oggi lo United è sesto a 13 punti dal Chelsea, alla facciaccia dei 185 milioni investiti. A proposito, di quei 105 dell’affare Pogba ben 25 sono finiti proprio a Raiola per la commissione, perché i milioni in libertà sono anche, anzi forse soprattutto, quelli degli agenti: secondo un recente studio Fifa, dal gennaio 2013 al novembre 2016 hanno sfondato il tetto del miliardo di euro di fatturato. Restando a Manchester è noto come nemmeno il City abbia fatto economia. Come Mourinho, pure Guardiola ha chiesto e ottenuto: shopping attorno ai 200 milioni, dei quali 44 per Leroy Sané dello Schalke 04, vent’anni, e ben 56,5 per John Stones dell’Everton, il difensore più caro della storia. Peccato che fin qui non abbia fatto la differenza, tanto che per gennaio Pep ha chiesto un altro stopper. Periodaccio per il ragazzo: qualche giorno fa la fidanzata l’ha beccato con un’altra".
(Fonte: Carlos Passerini, Corriere della Sera 06/12/16)
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