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CorSera – I cori razzisti amareggiano Moratti. Il progetto? Parte da Icardi…

Francesco Parrone

Che cosa ha lasciato nell’Inter il ritorno alla vittoria in campionato con il 3-1 al Chievo? Intanto l’amarezza di Massimo Moratti per i cori della curva Nord contro Balotelli. Pensare che venga applaudito un giocatore lanciato dall’Inter,...

Che cosa ha lasciato nell’Inter il ritorno alla vittoria in campionato con il 3-1 al Chievo? Intanto l’amarezza di Massimo Moratti per i cori della curva Nord contro Balotelli. Pensare che venga applaudito un giocatore lanciato dall’Inter, ma felice di aver firmato per il Milan è un po’ troppo; ma passare agli slogan razzisti è un fatto della massima gravità, che va ben oltre la multa inflitta dal giudice sportivo alla società (15.000 euro). 

In 18 anni da azionista di maggioranza dell’Inter (e 15 da presidente), Moratti ha sempre combattuto contro il razzismo. L’acquisto di Paul Ince dal Manchester United, nel giugno 1995, voleva avere un significato non soltanto calcistico, ma aveva lo scopo di sottolineare l’inizio di un nuovo percorso, nel segno della tolleranza, del rispetto reciproco e dell’educazione, valori ai quali questa Inter non ha mai voluto venire meno, aperta com’è ai giocatori provenienti da ogni parte del mondo, in linea con la propria ragione sociale.

Domenica il migliore in campo è stato Cassano, la partita con il Chievo ha chiarito che l’Inter ha bisogno soprattutto di Milito, per dare forza al suo gioco d’attacco, perché sono in pochi a possedere un senso della profondità come l’argentino, che ha promesso fedeltà al nerazzurro («qui sto benissimo e lo sanno tutti»). Ma soltanto le prossime quattro partite, due di campionato (Fiorentina e Milan), due di Europa League (contro i romeni del Cluj, giovedì l’andata a San Siro; il 21 il ritorno in Romania), chiariranno se la vittoria con il Chievo è stato l’inizio di un percorso virtuoso, come è avvenuto all’andata (sei vittorie consecutive dopo Verona) e se il 4-3-3 è il sistema di gioco in questo momento più funzionale alle nuove esigenze di squadra. Resta il fatto che le scelte tattiche rimangono subordinate alla condizione fisica della squadra: il Chievo è stato battuto perché la squadra ha ripreso a correre, mentre a Siena andava al passo.

E a ritmi bassi, la squadra nerazzurra ha sofferto anche con il Chievo ed è andata sotto, subendo il pareggio di Rigoni. Per questo è prematuro pensare al successo di domenica come ad uno spartiacque della stagione, anche se gli acquisti di gennaio consentono alternative importanti a Stramaccioni, elogiato dal presidente per come sta gestendo il ricambio generazionale. Moratti ha voluto rispondere anche allo striscione apparso in curva Nord («avanti con il progetto, ma non mancateci di rispetto»).

L’Inter sta lavorando con grande impegno e nel rispetto dei regolamenti all’ipotesi di arrivare all’attaccante della Sampdoria, Mauro Icardi, classe 1993, seconda stagione in blucerchiato (otto gol in campionato, compresa la doppietta alla Juve il 6 gennaio). È giovane, forte, con un grande futuro, è un’operazione da 15 milioni di euro, ma che può essere un investimento destinato a durare per i prossimi dieci anni. E la presenza di Milito può rappresentare un vantaggio per Icardi, per la squadra, per tutti.