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CorSera – Il mercato distrae, basta guardare Handanovic: ha fretta di andarsene e…

Francesco Parrone

Se c’è una sintesi della distanza attuale tra Juventus e Inter si manifesta in tutta la sua forza nell’arco di un paio di minuti: da una parte Alvaro Morata esulta a scoppio ritardato, incredulo per l’errore clamoroso di Samir Handanovic...

Se c’è una sintesi della distanza attuale tra Juventus e Inter si manifesta in tutta la sua forza nell’arco di un paio di minuti: da una parte Alvaro Morata esulta a scoppio ritardato, incredulo per l’errore clamoroso di Samir Handanovic che vale il 2-1. È il gol decisivo, ma lo è altrettanto, dall’altra parte, la doppia parata di Marco Storari, la riserva per eccellenza della Juve-2, che chiude la porta a Mauro Icardi. E dire che il duello tra i due giovani baby fenomeni dell’attacco finisce in parità, come un derby tra le due squadre in cui sono cresciuti, Barcellona e Real Madrid. Alvaro ultimamente trasforma in oro ogni cosa: «Sì ho avuto un po’ di fortuna nel gol, come del resto anche Icardi con la sua deviazione. Gli occhiali per l’esultanza? Me li ha dati Bonucci… Mi spiace solo essere squalificato per la finale di Coppa Italia».

Maurito invece ogni volta che vede la Juve la butta dentro: è successo già sei volte, ma stavolta non basta per sorridere, anzi. Se i nemici storici sono in cima alla Champions, l’Inter è sempre più distante anche dai preliminari di Europa League: «Ormai è difficile arrivarci, ma questo non cambia il nostro futuro — sottolinea Roberto Mancini, pensando forse che avere tutta la settimana libera da impegni il prossimo anno possa rappresentare un vantaggio —: dobbiamo costruire qualcosa di importante, mettendo giocatori di esperienza e qualità che abbiano affrontato questo tipo di partite e che alzino il livello tecnico. Soprattutto per aiutare gli altri a crescere, proprio come Icardi: quando un ragazzo gioca con un altro campione tende a fare qualcosa di più». Mancio è senza voce, ma la ritroverà nelle prossime ore per parlare del futuro col presidente Thohir, ieri in tribuna a San Siro: «Tutte le volte che viene non riusciamo a regalargli delle soddisfazioni. Era pure il compleanno di Massimo Moratti — ricorda Mancini — e non siamo riusciti a fare un cavolo. Ci dispiace. Anche perché questo risultato non ha una logica, è una partita che non avremmo mai dovuto perdere.  Purtroppo ci mancano la cattiveria agonistica e quella sotto porta. E in più fatichiamo a San Siro: ci condiziona troppo e diventa pesante giocare qui».

Trovare tutto questo — qualità, esperienza, personalità — sul mercato non sarà affatto semplice, anche perché i giocatori che ieri hanno «tradito», da Handanovic a Medel passando per Vidic, non sono degli sprovveduti. E fare ricorso solo al mercato tanto caro a Mancini probabilmente non basta: «Abbiamo preso gol da bambini — ammette Mateo Kovacic, uno dei più giovani —. Non so perché facciamo certi errori. Non abbiamo la cattiveria per chiudere le gare: dobbiamo imparare dalla Juve…». Già, anche perché vedere le cosiddette riserve dei campioni d’Italia, o buona parte di esse, che festeggiano anche a San Siro, dimostrando tra l’altro una condizione atletica eccellente di tutto il gruppo bianconero, fa pensare a un divario difficile da colmare tra le ultime due finaliste italiane di Champions, mai così distanti, a vantaggio della Juve, nel post Calciopoli: «Gli errori purtroppo capitano. Eppure il divario non è così netto — dice convinto l’allenatore nerazzurro —. È chiaro che loro sono più forti, ma la differenza può diminuire: se facciamo le cose per bene, la situazione può cambiare». Dare un segnale anche prima di rompere le righe sarebbe stato importante. Ma pensare troppo al mercato può distrarre, basta guardare Handanovic: ha fretta di andarsene e ha già aperto la porta. Senza che il nemico nemmeno bussasse.