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CorSera – Inter alla ricerca dei punti Europa, contro il Palermo iniziò il declino…

Il 28 aprile di cinquant’anni fa l’Inter metteva le mani sullo scudetto n. 8: successo in casa della Juve (1-0, gol di Sandro Mazzola), sei punti di vantaggio a tre giornate dalla fine. Sette giorni dopo, a Roma, la certezza...

Francesco Parrone

Il 28 aprile di cinquant’anni fa l’Inter metteva le mani sullo scudetto n. 8: successo in casa della Juve (1-0, gol di Sandro Mazzola), sei punti di vantaggio a tre giornate dalla fine. Sette giorni dopo, a Roma, la certezza aritmetica del titolo, primo trofeo della squadra che sarebbe arrivata a conquistare l’Europa e il mondo.

Non tutte le domeniche sono uguali. Questo 28 aprile nerazzurro ha prospettive più modeste: l’idea scudetto, ammesso che sia mai esistita, è evaporata da almeno quattro mesi e si sta per chiudere la seconda stagione consecutiva senza trofei. Capita, ma in casa del Palermo, che nelle ultime quattro partite, con il ritorno in panchina di Sannino, ha fatto più punti dei nerazzurri (otto contro sei), l’Inter dovrà dare tutto quello che ha, per sperare di conquistare comunque un posto in Europa.

Nella sfida fra due squadre che aspettano un rigore a favore da 23 (Palermo) e 22 (Inter) giornate, i nerazzurri partono dal sesto posto, dopo essere stati scavalcati dall’Udinese, che ha appena battuto il Cagliari. Per chi ha buona memoria, Palermo è anche la città dove sono cominciati gli stenti interisti in questo biennio di fine ciclo: la sconfitta dell’11 settembre 2011 (4-3), contro la squadra allenata allora da Mangia, aveva avuto conseguenze traumatiche per la squadra, con il successivo esonero di Gasperini (dopo tre giornate) e l’inizio di un percorso tormentato, che non si è ancora esaurito. Il quadro di questa trasferta non è diverso da quello di questi ultimi due mesi interisti: Stramaccioni ha a disposizione non più di 11 uomini di movimento, con irischi legati al clima (freddo a Milano, caldo a Palermo); c’è una vaga promessa di recuperare qualcuno, ma per la prossimapartita (a Napoli); ci sono i buoni propositi di ogni vigilia, quasi mai confermati dai fatti.

«Da tanto tempo parliamo degli infortunati, ma sono molto sereno perché chi c’è sta rispondendo alla grande, anchese è chiamato a fare gli straordinari. C’è tanto rammarico perché, nonostante tutti i problemi che abbiamo avuto, avremmopotuto raccogliere qualche punto in più. Ma questo è il calcio e dobbiamo guardare avanti. Quest’anno abbiamo cambiato tanto, tantissimo. Siamo riusciti a far bene per una parte della stagione, poi abbiamo perso continuità. Siamo stati costretti a modificare la squadra tanto e spesso».

E sul futuro: «Il punto fermo è l’idea di riportare l’Inter nelle posizioni che merita. Questa è stata la prima stagione in cui si è girato pagina in maniera evidente. Qualcosa è andata bene, qualcosa meno, l’intelligenza di un tecnico e del club è farne tesoro, per evitarli in futuro». Siccome c’è sempre qualche problema in più e mai in meno, è partito in settimana il tormentonelegato al nome di Samir Handanovic. Gli sloveni sono sicuri che lo voglia il Barcellona e che sia pronto ad offrire 30 milioni; l’Inter non ha ancora ricevuto un’offerta concreta, ma il modo migliore per pensare che sia tutto vero (soprattutto la consistenza dell’offerta) è continuare a parlarne.

Lo ha fatto anche Stramaccioni: «È un portiere che abbiamo fortemente voluto e che ha raccolto un’eredità difficile. Non possiamo rinunciare a lui. E ci terremo stretti i nostri giocatori». Le alternative non mancano, a cominciare da Francesco Bardi,21 anni compiuti il 18 gennaio, che è dell’Inter e che sta giocando bene nel Novara (ieri ha parato due rigori). Ci sarà tempoper pensare ad Handanovic e pure al mercato: l’Inter ha cinque partite per centrare l’ultimo obiettivo della stagione. Meglio l’Europa League di niente, ma il calendario è difficile (Napoli, Lazio, Genoa e Udinese) e proprio l’Udinese, adesso, più che correre, vola.