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Evitata per un soffio la vergogna dell’eliminazione, una bruttissima Inter passa ai quarti di finale di Coppa Italia dopo essere stata trascinata ai rigori da un grandissimo Pordenone. I friulani se ne tornano a casa sconfitti e di certo non troppo contenti dopo aver accarezzato il sogno di un’impresa meravigliosa. Secondo il Corriere della Sera a salvare i nerazzurri è Nagatomo che infila il penalty decisivo dopo l’errore di Parodi. Ai quarti l’ Inter ora aspetta il Milan per il derby del 27 dicembre, sempre che i rossoneri battano oggi il Verona. Al Pordenone resta una bella favola, senza lieto fine e il grande rammarico per quel palo colpito da Magnaghi nei tempi regolamentari.
Sorretto da oltre 4 mila tifosi, che mai smettono di cantare e di sottolineare con un olè ogni triangolazione riuscita, il Pordenone non ha nessuna voglia di partecipare alla festa solo da spettatore. L’occasione è irripetibile, perché per una città con poco più di 50 mila abitanti e che tutta insieme non riuscirebbe a riempire San Siro, giocarsi la qualificazione ai quarti è una chance irripetibile. I «Ramarri» di Colucci non piazzano davanti alla porta neppure uno dei 40 pullman arrivati dal Friuliper l’evento dell’anno, provano piuttosto a giocarsela, senza rinnegare quel che sono, una buona squadra di serie C con giuste ambizioni di promozione. È la partita della vita per un club mai approdato in serie B e che al massimo ha raggiunto le semifinali playoff di categoria.
Così la gara viene interpretata con la rabbia di chi vuole arrivare, per provare davvero a firmare un’impresa storica. Chiudere il primo tempo sul pari non è né fortuna né casualità. L’Inter dei panchinari schierata da Spalletti non si trova, fatica ad aprire spazi e soffre soprattutto la compattezza dei ragazzi del tecnico Colucci, ex mastino di centrocampo e allievo di Giampaolo di cui si riscontrano i tratti. I nerazzurri danno sporadici segni di vita, ma rischiano grosso. L’atteso Karamoh non è nulla di che, si fa murare un tiro facile e ne spara alto uno ancor più semplice. A rubare l’occhio e a meritare il vantaggio è il Pordenone. La girata dal limite di Magnaghi è un pezzo di repertorio del miglior Icardi: il portiere nerazzurro Padelli, con un tocco quasi impercettibile, riesce a deviarla sul palo. Gli oltre ventimila nerazzurri di San Siro tremano.
Nell’Inter delude il giovane Pinamonti, ma peggio di lui fanno Cancelo e Dalbert. Dei tre acquisti estivi nerazzurri non si salva nessuno, se Spalletti cercava conferme non le ha avute o meglio si è capito perché trovano così poco spazio in campionato. Di là il numero 10 Berrettoni, un vita fa ex laziale con anche una presenza in Champions League, guida il Pordenone con una tranquillità invidiabile. Dovrebbe essere un match senza senso, è una battaglia che i friulani a inizio ripresa rischiano ancora di far loro con un diagonale di Sainz Maza, fuori di nulla. Non basta a Spalletti inserire Brozovic e riformare, con Gagliardini e Vecino, un centrocampo quasi titolare. All’allenatore tocca passare all’artiglieria pesante prima con Perisic (pure lui si mangia un gol) e, a dieci minuti dalla fine, inserendo Icardi. Non c’è verso di evitare i supplementari che il capitano nerazzurro apre cogliendo il palo. Il Pordenone barcolla, non molla mai. Si arrende solo ai rigori all’ Inter più brutta dell’anno.
(Fonte: Guido De Caroli, Corriere della Sera 13/12/17)
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