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CorSera – L’Argentina inguaia Mazzarri. A Torino sarà  un’Inter incompleta…

È il passato a far coraggio a Walter Mazzarri, in questo momento delicatissimo della sua avventura interista, dopo il cambio di proprietà (per ora virtuale, comunque un evento dopo 18 anni, 8mesi e un giorno con Moratti azionista di...

Francesco Parrone

È il passato a far coraggio a Walter Mazzarri, in questo momento delicatissimo della sua avventura interista, dopo il cambio di proprietà (per ora virtuale, comunque un evento dopo 18 anni, 8mesi e un giorno con Moratti azionista di maggioranza), il pareggio con il Cagliari e la sconfitta con la Roma. I nerazzurri non perdono in campionato a Torino dal 27 febbraio 1994 (2-0 per i granata); tredici mesi fa (16 settembre 2012), avevano vinto all’Olimpico 2-0 (Milito e Cassano) dopo la pausa per la nazionale; il Napoli, allenato da Mazzarri, aveva giocato una delle migliori partite dell’ultimo campionato proprio contro i granata, chiudendo sul 5-3 in rimonta (30 marzo).

Viceversa, visto con gli occhi del tecnico interista, il presente ha risvolti poco rassicuranti in attesa di questo posticipo. Nella rifinitura, che ha preceduto la partenza per Torino, Mazzarri ha perso uno di quei giocatori che al momento appaiono non utili, ma indispensabili: Campagnaro si è fermato per un risentimento al quadricipite della coscia destra, gentile omaggio di Sabella, il c.t. dell’Argentina, che martedì notte contro l’Uruguay ha schierato per 90’ il difensore, che aveva saltato le ultime due partite di campionato tra problemi muscolari (Cagliari) e fascite plantare (Roma). Giuseppe Pondrelli, il preparatore atletico nerazzurro, ha usato mille precauzioni, ma viene anche il momento in cui bisogna avere una risposta chiara dai giocatori e Campagnaro si è fermato.

Così si va verso la conferma di Rolando, con la possibile novità di Walter Samuel (esordio nella stagione), al posto di Ranocchia, che all’improvviso ha perso l’ispirazione fra Roma e Danimarca (in azzurro). Non ci sarà nemmeno Alvarez, che non è ancora guarito dal colpo alla caviglia nel finale di Inter-Roma (il viaggio in Argentina per essere visitato in nazionale non ha aiutato): Kovacic dovrebbe sostituirlo alle spalle di Palacio, un altro degli insostituibili, reduce da due partite con l’Argentina più il viaggio con ritardo incorporato. Icardi ha attraversato l’oceano per giocare nove minuti e non sta nemmeno bene (problemi agli adduttori).

La partita con il Torino arriva in fondo alla settimana che ha sancito la firma dell’accordo sul passaggio del 70% delle azioni interiste da Moratti alla holding indonesiana, guidata da Erick Thohir. Mazzarri ha provato a spiegare che «Moratti ha preso questa decisione per il bene del club. Per ora è sempre con noi; mercoledì è venuto a vedere l’allenamento; ci sta vicino. Al momento non è cambiato granché». Qualcosa cambierà per la felicità degli sponsor di Thohir, che adesso si divertono a ironizzare sull’inglese di Mazzarri e sulla prossima telefonata del magnate indonesiano al tecnico: «L’inglese lo so anch’io. Ho fatto la gavetta, mi sono sempre fatto capire. È chiaro che non avrò la scioltezza di linguaggio, ma tanti miei colleghi italiani non sono più bravi di me a farsi capire. Credo di aver fatto questa carriera perché ho imparato come ci si muove in una società: so qual è il ruolo che ricopro e so come non sconfinare. Io non chiamo mai la proprietà, è la proprietà che chiama l’allenatore. E sono a disposizione di chi guida la società 24 ore su 24. Il resto è aria fritta. E se Thohir mi chiamerà, ovviamente gli risponderò».

Forse l’inglese di Mazzarri non è da libera docenza universitaria, ma sarà sicuramente superiore rispetto alle conoscenze calcistiche di Thohir e dei suoi compagni di cordata, che, al momento, hanno vaste esperienze di basket, sport molto diverso dal calcio. In attesa che squilli il telefono e che E.T. sbarchi in Italia, Mazzarri deve fare i conti con il Torino che «è una squadra forte e organizzata; fin qui ha raccolto meno di quanto avrebbe meritato». E in più ha Cerci, uno che può fare la differenza in qualsiasi momento.