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È il mondo che gira alla rovescia. Un ricco signore indonesiano di 43 anni (tre più di Zanetti), Erick Thohir, diventa presidente dell’Inter e regala a Massimo Moratti una maglia nerazzurra con il numero 18 (anni alla guida del club). E pronuncia le prime (e uniche) parole in italiano: «Chi non salta rossonero è». Il futuro è adesso e Moratti, che ha sempre offerto un colpo di scena al giorno nella sua lunga avventura nerazzurra, ha scelto una soluzione avveniristica per l’Inter: ha accettato una trattativa di sei mesi, ha guardato al futuro, ha puntato su una proprietà straniera, ha accettato di fare un passo indietro perché il club potesse diventare più forte. L’assemblea della società (iniziata in ritardo, per via dei tempi tecnici per la certificazione dell’avvenuto versamento di 70 milioni) ha ratificato il passaggio di proprietà, dopo le firme vincolanti del 15 ottobre, quelle che hanno segnato la vera svolta della società (il resto era scontato): International Sports Capital, società posseduta da Thohir, Roeslani e Soetedjo ha ora il 70%; Internazionale holding (che fa capo a Moratti) detiene il 29,5%; ai piccoli azionisti resta lo 0,5%.
Moratti ha rinunciato a restare presidente fino a giugno (poi il cambio sarebbe stato obbligato), nonostante le tante pressioni ricevute e la necessità per la squadra di avere un punto di riferimento consolidato. Così alle 12.27 si è concretizzata l’unica alternativa possibile: presidenza a Thohir, perché, come ha chiarito Moratti, «è giusto che chi ha il rischio vero sia anche presidente. Lui ha insistito perché potessi prendere la presidenza del nuovo cda, ma questa responsabilità di fare qualcosa con il rischio di qualcun altro non sarebbe stata giusta. E non è nel nostro stile. Continuerò da presidente onorario con mio figlio Angelomario che è vicepresidente, a seguire la squadra con la stessa passione di prima, in ruoli diversi». Così il nuovo cda è composto da Thohir, Roeslani, Soetedjo, Shreve, l’uomo dei conti, e Hioe Isenta consiglieri; più Angelomario Moratti, Rinaldo Ghelfi, a.d. e Alberto Manzonetto.
Moratti ha salutato gli azionisti con un discorso di forte impatto emotivo: «Lascio questa società con la certezza di averla passata a persone che hanno senso di responsabilità e grandissimo rispetto dei colori, della storia e della realtà dell’Inter. Anche la giornata di giovedì mi ha dato fiducia perché si possa andare avanti per costruire qualcosa di buono. È stato un periodo molto bello, e non solo perché si è vinto. Tutto questo mi ha riempito il cuore: è stata una vita, ma una vita intensa, anche nelle ore di sofferenza. Non mi sono mai sentito indispensabile, ma farò quel poco che potrò fare per essere vicino all’Inter. Quello che portano Thohir, Soetedjo e Roeslani è l’entusiasmo di Paesi in crescita, che vedono questa cosa come un gioiello che porti anche economicamente e culturalmente qualcosa in più. È un po’ di tempo che sto facendo questo passo e non posso negare che l’abitudine, il vecchio affetto verso la squadra, la società, i tifosi, hanno reso meno facile un’operazione come questa. Ma alla fine ha vinto il pragmatismo».
Thohir ha esordito citando Facchetti: «Il segreto di ogni trionfo è la forza della propria convinzione». E ha raccontato: «Ho tanti grazie da dire, ma il primo è a Dio, perché questo sogno si è realizzato. È un giorno speciale della mia vita. L’Inter racchiude in sé una splendida storia di passione, una tradizione di vittorie e una forte ambizione al successo. Ringrazio le nostre famiglie; il mio amico e nuovo partner Massimo Moratti per la fiducia e per il supporto; ringrazio i miei soci, Rosan e Handy, che conosco da più di 20 anni. Ma, soprattutto, grazie ai nostri tifosi nel mondo, ovunque li abbia conosciuti, su twitter o di persona». Su quello che sarà la squadra, Thohir è rimasto vago: «Il nostro obiettivo è rendere l’Inter un club in salute dal punto di vista economico e finanziario per competere a livello internazionale. Ci muoveremo per aumentare il numero di tifosi e farli diventare parte della grande famiglia dell’Inter. Dal punto di vista commerciale la mia grande dote è la pazienza, insieme con la nostra competenza commerciale, per unirla a quella della famiglia Moratti e rendere l’Inter una società sostenibile».
Questo spiega perché la stragrande maggioranza dei consiglieri si occuperà di conti: l’obiettivo è: 1. ridurre i costi della società; 2. limare di altri 10 milioni il monte-ingaggi; 3. tornare in Champions. Il calcio viene dopo: «Dovremo lavorare durante, tutti insieme, per rendere l’Inter vincente, bella ed entusiasmante da vedere. Mazzarri ha gettato le basi per il futuro; renderemo ancora più competitiva la squadra e c’è piena fiducia nell’allenatore». E in serata a Inter Channel: «Dobbiamo fissare dei punti d’arrivo e può esserlo la finale di Champions a Milano nel 2016. Essere lontani non significa non essere appassionati, D’ora in poi l’Inter sarà ancora di più la mia passione perché ho preso un impegno con Moratti». Il mercato di gennaio sarà senza fuochi d’artificio, ma con uno o due giocatori per puntare al posto in Champions. Nel frattempo si cercheranno gli uomini giusti per rinnovare la società.
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